La "corte" del Vice Premier e Ministro, nonché leader del M5S, è in "lotta" per non perdere il posto di lavoro
Si avvicinano le ore decisive per la definizione o la bocciatura di un possibile accordo di governo tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Il patto per il nuovo esecutivo è quasi fatto restano da sciogliere soltanto due nodi.
Uno è relativo all’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau dove gli iscritti al Movimento dovranno esprimersi in merito a questa trattativa. L’altro riguarda la nomina dei futuri ministri.
Tra questi potrebbe non figurare l’attuale Vice Premier e Ministro Luigi Di Maio. Al leader dei grillini, in alternativa, potrebbe spettare una sola poltrona, una sorta di consolazione. Questo implicherà un aspetto non di poco conto.
Infatti, tale ridimensionamento dei ruoli di Di Maio, avrà delle conseguenza sulle persone che ad oggi compongono il suo staff. Ben 30 risorse per una spesa complessiva di circa 2 milioni di euro. In molti di loro staranno facendo la conta per capire chi farà parte o meno di un nuovo esecutivo.
Come riportato da Il Giornale: “Se Di Maio ha scelto di affidare ampi poteri a una figura strategica come quella del navigato Vito Cozzoli, suo capo di gabinetto sia al Lavoro che allo Sviluppo economico, intorno a lui sono fioriti i vice: al Mise Elena Lorenzini (Corte dei conti) e Giorgio Sorial (ex deputato trombato alle elezioni e ricollocato, con stipendio recentemente aumentato da 110 a 160mila euro); al Lavoro la docente di diritto del lavoro Paola Bozzao, l’avvocato Pasquale Staropoli, la consigliera della Corte dei conti Fabia D’Andrea e soprattutto il fidato Salvatore Barca (uno del giro campano) che ha portato in dote anche la fidanzata Assia Montanino, messa a capo della sua segreteria con 77mila euro di stipendio, anche lei originaria di Pomigliano come Dario De Falco (impiegato con lo stesso ruolo ma negli uffici di Palazzo Chigi), compagno di liceo di Di Maio, mentre il suo ex compagno di università Enrico Esposito (lui però si è laureato ed è avvocato) è in servizio come capo dell’ufficio legislativo del Mise a 149mila euro.
Tra le figure chiave c’è però soprattutto Pietro Dettori (130mila euro), stratega della comunicazione social del ministro e soprattutto figura chiave dell’Associazione Rousseau, la cui piattaforma di voto elettronico Di Maio sta agitando come clava nella trattativa Pd. Del direttivo di Rousseau faceva parte anche Max Bugani, che di recente ha lasciato il posto al ministero con Di Maio.
C’è poi tutto il nutrito comparto portavoce e addetti stampa, in cui compare la fidata casaleggiana Cristina Belotti e di recente è entrato Augusto Rubei, già portavoce di Elisabetta Trenta alla Difesa, dove tornerà se Di Maio sarà «confinato» in quel ministero“.