La nave "dei marmi" trasportava reperti fatti di questo materiale, probabilmente trafugati dai Campi Flegrei. Le ricerche iniziate negli anni '80
I resti sono stati trovati a circa quindici metri di profondità, si tratta di un’imbarcazione naufragata tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo nel canale di Procida. A bordo aveva come carico alcune colonne di marmo e materiali architettonici di spoglio trafugati da un sito archeologico, probabilmente nei Campi Flegrei. Le ricerche sono state avviate negli anni ’80. A trovare il relitto con il “bottino”, i sub dell’associazione Asd Meno 100 Underwater Tek.
“Da circa sette anni cercavamo il relitto affondato nel canale di Procida ma non riuscivamo a trovarlo. Ogni anno compiamo quattro immersioni di ricerca, scaglionati in periodi diversi e fortunatamente l’ultima di quest’anno si è rivelata proficua. In quella precedente avevamo ristretto il raggio d’azione a circa cinquecento metri da dove le mappe che avevamo a disposizione indicavano il relitto, ma senza trovarlo; nell’ultima, invece, effettuando un’indagine su un raggio più corto, abbiamo rinvenuto la nave. In sostanza abbiamo stretto il cerchio intono alle vecchie coordinate rivelatesi, purtroppo, non precise: in sostanza il relitto giaceva a circa settecento metri di distanza da dove era stato segnalato“, ha dichiarato Franco Salvatore Ruggiero che assieme a Rino Sorrentino hanno individuato e fotografato i resti dello scafo e del suo prezioso carico.
Come riportato da Il Mattino, c’è stata grande soddisfazione da parte dei volontari dell’associazione subacquea con base a Miseno che auspicano per il futuro una nuova campagna di ricerca: “Il relitto giace attualmente sul fondale del canale di Procida ad una profondità di quindici metri, ad un miglio da punta Pioppeto sull’isola di Procida e a ottocento metri dal faro del porto di Monte di Procida. L’imbarcazione è molto bella, abbiamo ritrovato le colonne di marmo ancora in situ assieme a resti di elementi ornamentali; affascinante sarebbe capire a quando risale, scoprire il nome dell’imbarcazione e la dinamica del naufragio. Ma per fare tutto ciò è necessario una serie di studi specifici. Spero vivamente che la Soprintendenza intenda effettuarli e magari recuperare anche le colonne d’epoca romana“.