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Carabiniere ucciso a coltellate, la rivelazione: “Cerciello Rega era in servizio ma aveva dimenticato la pistola”

Il racconto da parte degli inquirenti di quella che sarebbe stata la vera dinamica che ha causato la morte del militare di origini napoletane

A parlare è stato il Procuratore di Roma Michele Prestipino in occasione della conferenza stampa sull’uccisione di Mario Cerciello Rega. Con il magistrato era presente il comandante provinciale Francesco Gargaro.

L’obiettivo degli inquirenti è stato quello di chiarire la dinamica che ha causato la morte del militare avvenuta lo scorso venerdì a Roma nel quartiere Prati. Il dettaglio che è stato rivelato ha riguardato la modalità di azione di Cerciello Rega.

Quest’ultimo era in servizio ma privo di pistola perché dimenticata in caserma. I carabinieri non si aspettavano che uno dei due giovani turisti americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, sarebbe stato armato di coltello.

Queste le dichiarazioni di Gargaro riportate da Il Corriere della Sera: “Nel quartiere Trastevere operiamo sempre sia con servizi in borghese sia in divisa, ed è questo il contesto in cui abbiamo operato. Interventi di questo tipo li facciamo ogni giorno. Non c’è stata possibilità di usare le armi. Primo perché è disciplinato e comunque perché sono stati sopraffatti nell’immediatezza. Nè il carabiniere Varriale poteva sparare a un soggetto in fuga, altrimenti sarebbe stato lui indagato. I colpi in aria a scopo intimidatorio non sono previsti dal nostro ordinamento. Cerciello aveva dimenticato l’arma nel suo armadietto. Solo lui sa perché non l’aveva con sé. Ma non cambia perché, come Varriale, non avrebbe avuto il tempo di reagire. C’erano quattro pattuglie che non dovevano essere visibili per pregiudicare esito operazione. Cerciello era di pattuglia in borghese e andò in caserma solo per portare del gelato ai colleghi“.

Poi è arrivato il chiarimento di Prestipino in merito alla foto diffusa sul web di uno dei due indagati legato e imbavagliato sopra una sedia in caserma dopo l’arresto. L’immagine è stata condannata e saranno presi provvedimenti, ha affermato il Procuratore, ma allo stesso tempo il Pm ha confermato che l’interrogatorio è avvenuto secondo la legge.

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L’interrogatorio è stato svolto in presenza degli avvocati e di un traduttore, anche per Natale che parla italiano, ma per ulteriore garanzia che ci fossero malintesi. Non solo, prima di aprire il verbale, Natale ha avuto la possibilità di parlare da solo con il suo avvocato che ce l’aveva chiesto per valutare l’opportunità o meno di rispondere alle domande. Entrambi hanno risposto (Lee si è poi avvalso della facoltà nel successivo interrogatorio davanti al gip, ndr) e pur apparendo provati, anche per aver bevuto birre e superalcolici, hanno reso dichiarazioni lunghe e dettagliate. Non sempre verificabili. In merito alla fotografia non ci sarà nessuna indulgenza“, queste le parole di Prestipino.

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