E’ morto a 89 anni il magistrato napoletano Francesco Saverio Borrelli, ricoverato nell’hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano. Il suo nome è legato da sempre al pool di Mani Pulite, l’inchiesta che nel febbraio del 1992 mise fine alla Prima Repubblica.
Nato a Napoli ed entrato in magistratura nel 1955, Borrelli ha lavorato per quasi tutta la sua carriera a Milano. Famoso un suo discorso da procuratore generale della Corte di Appello di Milano. Era il 2002 e Borrelli, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, concludeva il suo discorso con un appello per l’indipendenza della magistratura: “Resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave”.
Accanto al lui fino alla fine la moglie Maria Laura e i figli Andrea e Federica. Quest’ultima su Facebook aveva scritto un lungo posto nelle scorse ore che lasciava presagire quello che poi è accaduto:
“Ti tengo la mano e insieme alle lacrime che non ho il pudore di nascondere, scorrono i mille ricordi di quanto vissuto con te. Mi vedo seduta sulla canna della tua bicicletta azzurra, sento ancora il freddo dell’acciaio sulle mie gambe infantili, vedo le mie mani grassocce che stringono il manubrio, come mi dicevi tu, per non cadere e non sbilanciarci. Ricordo l’ansia del distacco quando mi lasciavi all’asilo per consegnarmi alla signorina Carla. Ma non solo… ricordo le prime versioni di latino tradotte insieme, ricordo il tuo aiuto magico per il maledetto Isocrate e per i filosofi greci, anche all’Università, ricordo il regalo di maturità, le gite sui Monti della nostra Courmayeur, i litigi, le sgridate, l’ultima pochi giorni prima del matrimonio, ricordo che non hai mai smesso di trasmettere tutto ciò che per te valeva la pena trasmettere. Nel mio momento più buio ci sei stato, amorevole, quando nacque Sofia, quando mi sono ammalata mi hai portato in giro per capire cos’era questa maledetta malattia. Mi mancano il tuo arguto senso critico, che si parlasse di filosofia, letteratura, musica, storia e arte. Mi manca il suono del tuo pianoforte che giace orfano del tuo talento, come orfani siamo noi. Papà vorrei averti potuto e saputo dare tutto quello che mi hai dato, per sempre”.
La quasi totalità della carriera giudiziaria – circa 40 anni – di Francesco Saverio Borrelli ha avuto come epicentro il capoluogo lombardo, dove è stato giudice presso il Tribunale, consigliere della Corte d’appello, Presidente di sezione del Tribunale, per poi passare all’ufficio del PM. Nel febbraio 1992, con l’inizio dell’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio cominciò l’era di tangentopoli e diresse il pool di magistrati che indagò sullo scandalo politico di Mani Pulite insieme ad Antonio Di Pietro, Ilda Boccassini, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo e si segnalò come uno dei magistrati più determinati: fu lui, ad esempio, a spedire al leader socialista Bettino Craxi il primo avviso di garanzia. Nel dicembre 1993 suscitarono ampia eco le sue affermazioni rivolte ai candidati delle successive elezioni politiche (“Se hanno scheletri nell’armadio, li tirino fuori prima che li troviamo noi”).
Dal 1999 al 2002, per sua stessa richiesta, fu nominato Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano; finì così la stagione di Mani Pulite. Il 12 gennaio 2002 in questa veste concluse nella sua relazione, all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Corte d’appello, coniò lo slogan «resistere, resistere, resistere» contro le riforme del governo Berlusconi. Tale slogan fu ripreso dal discorso di Vittorio Emanuele Orlando dopo la disfatta di Caporetto (1917).
Il 23 maggio del 2006, dopo un grave scandalo che coinvolse pesantemente il mondo del calcio italiano, fu nominato capo dell’ufficio indagini FIGC dal commissario straordinario di tale organismo, Guido Rossi. In seguito alle dimissioni di quest’ultimo nel settembre 2006, durante un’audizione parlamentare a Montecitorio, Borrelli lasciò a sua volta l’incarico, per poi ritornare dopo aver parlato con il nuovo commissario straordinario, Luca Pancalli. Abbandonò definitivamente l’incarico nel giugno 2007.
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