Voce di Napoli | Navigazione

“Io, il più giovane fondatore al mondo di un’azienda aerospaziale”: Mattia, genio napoletano di soli 18 anni

Sogni infantili che diventano realtà, questa la storia di Mattia Barbarossa, un ragazzo di appena 18 anni che già da quando ne aveva 6 ha cominciato ad osservare e studiare lo spazio per passione. Oggi, Mattia è il fondatore e Ceo di un’Azienda Aerospaziale, tiene conferenze per l’Italia e per il mondo e ha già vinto numerosi premi internazionali per l’avanguardia del suo progetto. Ad appena 13 anni, Mattia ha tenuto la sua prima conferenza all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte riguardo le missioni esplorative dei corpi minori.

Il ragazzo napoletano è un vero genio della sua generazione, sta sostenendo la maturità al liceo scientifico statale Pasquale Villari di Napoli proprio in questi giorni, ma la sua vera occupazione è quella di progettare un satellite areospaziale “Vorrei costruire un microsatellite, un CubeSat, che può andare nell’orbita stazionaria della Luna, quella del futuro delle telecomunicazioni e dell’Internet Of Things. In pratica, lavoro a un sistema di trasporto verso lo Spazio profondo. La Space Economy è nata nella bassa orbita terrestre, ma la nuova frontiera è lo spazio profondo, cioè la Luna, gli asteroidi, Marte, per ora non raggiunti dall’economia, ma che presto lo saranno. È qualcosa che mi entusiasma e mi sono detto: devo esserci da subito. Sono, in effetti, il più giovane fondatore al mondo del settore e fra dieci anni voglio essere fra i maggiori attori di questa rivoluzione”. La realizzazione del progetto prevede la costruzione di un prototipo di un microsatellite, con l’obiettivo di lanciarlo sulla Luna nel 2021. I costi della realizzazione di un prototipo simile arrivano a circa 50mila euro, lui lo sta realizzando con 5mila euro.

Il progetto ha già vinto un premio in un concorso internazionale dell’Agenzia Spaziale Europea, che consiste in un ufficio personale e una collaborazione all’interno dell’università dell’Alabama ad Huntsville, dove anni fa fu progettato il primo razzo che portò gli Stati Uniti sulla Luna. Al Palazzo della Cultura di Roma, il ragazzo ha partecipato ad una “tavola rotonda” insieme ad astrofisici ed economisti per lo “Space, The Visionary Economy” del Festival internazionale di cultura ebraica.

In un’intervista, il giovanissimo genio ha raccontato come è iniziata questa sua passione, da quando il padre gli regalò a soli 6 anni il primo cannocchiale per osservare lo Spazio: “Da bambino, passavo giornate a osservare il cratere del Vesuvio, fulmini, treni, aerei. A 15 anni, con due amici, ho partecipato a una competizione, la Lab2Moon, e l’ abbiamo vinta con un esperimento per misurare le capacità radio schermanti delle biomasse sulla Luna”. La fondazione della sua azienda aerospaziale è iniziata casualmente “dietro la veranda del caffè letterario IntraMoenia, in piazza Bellini, a Napoli con Roberto Esposito, che studia Ingegneria aerospaziale, e Domenico Giaquinto, che è già laureato. Ci vediamo lì, cacciamo cose strane dallo zaino, assembliamo pezzi col saldatore. Non abbiamo grosse necessità, ci basta stampare qualcosa in 3D che possa fare un volo interplanetario” .

Infine afferma di avere un grande sogno: “Costruire una minuscola sonda capace di un volo interstellare fino a Proxima Centauri, la stella a noi più vicina. Sogno qualcosa di molto piccolo che segni un passo grande nella storia dello Spazio”. Le idee geniali di questo ragazzo stanno pian piano diventando realtà con l’aiuto delle istituzioni che stanno promuovendo le startup di giovani menti geniali come la sua. Ma viene da chiedersi come un ragazzo di 18 anni come lui si interfacci con i coetanei  della sua generazione: “Le conversazioni futili mi annoiano, però cerco di non isolarmi: l’ errore di chi fa scienza e tecnologia è perdere il contatto con la realtà. In generale, la mia generazione, dovrebbe rendersi conto delle opportunità che abbiamo. Io devo tutto a Internet, che è una risorsa a disposizione di chiunque, se hai la forza di volontà di cercare cose nuove da fare e la curiosità di farle”.