E’ un Maurizio Sarri che si arrampica sugli specchi quello visto nella conferenza di presentazione ufficiale da nuovo tecnico della Juve. Si è parlato tantissimo del suo trascorso alla guida del Napoli dove indossò le vesti di allenatore-Masaniello, portando avanti battaglie contro De Laurentiis, arbitri, anticipi e posticipi che favorivano – a detta sua – la Juventus, presa del “Palazzo” e di quel sistema di potere rappresentato in primis proprio dalla società bianconera.
Circostanze che ha ampiamente ridimensionato davanti ai cronisti, spesso troppo generosi e poco insistenti nelle domande poste al tecnico toscano. Sarri ha ricordato i suoi trascorsi azzurri pronunciando frasi che forse non faranno piacere ai suoi nuovi sostenitori (“per me è stato un sogno allenare il Napoli, squadra di cui ero tifoso da piccolo”), poi però ha parlato di frasi di circostanza dovute all’ambiente del momento quando ha fatto riferimento ad alcuni giocatori azzurri che lo hanno etichettato, attraverso i media, come un “traditore“. Sarri ha infatti messo a nudo, senza fare nomi, alcuni suoi ex giocatori del Napoli che in questi giorni si sono fatti sentire per congratularsi e augurargli l’inboccallupo per la sua nuova avventura.
Frasi di circostanza, dunque, che anche lo stesso tecnico avrà pronunciato durante i suoi trascorsi a Napoli.
Sarri ha ridimensionato il “dito medio” rivolto ad alcuni tifosi della Juventus prima della testata vincente di Koulibaly che, nell’aprile 2018, riaprì momentaneamente il campionato perso dopo una settimana “grazie” all’arbitraggio di Orsato in Inter-Juve e all’atteggiamento dimissionario del Napoli il giorno dopo a Firenze (per Sarri la gara “è stata persa in albergo”). “Il dito? Ho sbagliato, esagerando ma è stato nei confronti di 15-20 stupidi, non nei confronti della tifoseria della Juventus. Non dovevo reagire ma quelli non erano tifosi della Juventus”.
Sarri ha palesemente mentito quando gli è stata posta un’unica domanda sugli arbitri riconducibile alla necessità di indossare maglie a strisce (in realtà a righe nelle parole pronunciate dall’ex tecnico del Napoli) per ottenere qualche rigore. “Alcune mie parole del passato sono state strumentalizzate, una mia uscita polemica sulle maglie a strisce per esempio era dopo un Empoli-Milan” ha spiegato il neo allenatore della Juventus. Memoria corta perché quando Sarri parlò di “maglia righe” era alla guida del Napoli.
Per Sarri fischi o applausi quando tornerà al San Paolo rappresenteranno “una manifestazione d’amore”. La presa del “Palazzo” per Sarri era semplicemente “vincere lo scudetto. Era su un terreno puramente professionale e rappresentavo uno dei popoli che più amano la loro squadra in Italia ma non vincono da trent’anni. Siamo stati in ballo fino a 10 giorni dalla fine del campionato, si voleva lo scudetto ed eravamo anche belli convinti. Non è finito come volevamo ma il viaggio e’ stato stupendo”. Nessun accenno alle polemiche arbitrali e alla “questione albergo” di Firenze anche perché non c’è stata alcuna domanda successiva a incalzare risposte vaghe e incomplete.
Sarri su cori razzisti è rimasto coerente, almeno in conferenza stampa (poi vedremo nel corso del campionato): “Non è che posso cambiare idea se cambio società. Penso che in Italia sia ora di smetterla. E’ una manifestazione di inferiorità così netta rispetto all’atmosfera che si respira in Europa che è ora di dire basta. Non si può rimanere 30-40 anni indietro rispetto all’Europa”.