Tre donne del clan Minichini - De Luca Bossa hanno dichiarato spontaneamente di aver partecipato all'agguato contro Raffele Cepparulo a Ponticelli
Le donne di camorra, spesso sono loro a tenere le redini del clan quando i mariti-boss sono detenuti o vittime di agguati. Così è stato anche a Ponticelli, quartiere della periferia Est di Napoli. Così è stato per l’omicidio avvenuto in un circolo della zona il 7 giugno 2016.
A morire sotto i proiettili esplosi dai killer Raffaele Cepparulo e Ciro Colonna, rispettivamente 25 e 19 anni. Quest’ultimo è stato l’ennesima vittima innocente causata dalla furia omicida della camorra. Una violenza decisa a tavolino proprio dalle donne del sodalizio De Luca Bossa–Minichini–Schisa.
Secondo gli inquirenti, Cepparulo (rifugiatosi a Ponticelli dal rione Sanità dove era in corso una violenta faida tra le organizzazioni criminali dei Vastarella e i Genidoni–Esposito–Spina) stava pianificando un agguato ai danni del clan Minichini–Schisa, avversario dei De Micco, alleati con il sodalizio dei Mazzarella.
A questo punto sarebbero entrati in gioco i De Luca Bossa, imparentati ai Minichini–Schisa e quindi legati anche ai Rinaldi, acerrimi nemici dei Mazzarella. Il cartello dell’area Est del capoluogo campano avrebbe agito proprio per evitare l’omicidio di un loro affiliato, assassinandone il probabile killer.
Per il duplice omicidio furono arrestate otto persone. Tutti gli imputati (Ciro Rinaldi – ritenuto il mandante – Anna De Luca Bossa – ritenuta la mandante e la specchiettista – Giulio Ceglie, Cira Cipollaro – madre di Michele Minichini -, Luisa De Stefano,Vincenza Maione, Antonio Rivieccio e Michele Minichini, questi ultimi due ritenuti gli autori materiali del duplice omicidio, con il secondo che ha anche confessaro) hanno deciso di essere giudicati con il rito abbreviato.
Proprio ieri, durante un’udienza del processo, la De Luca Bossa, la De Stefano e la Maione hanno rilasciato alcune dichiarazioni spontanee in merito al delitto che costò la vita a Cepparulo e Colonna.
“Avevo già perso un figlio, hanno provato a uccidere davanti alla villa comunale e così abbiamo deciso che doveva morire. Chiedo perdono alla famiglia di Ciro, lui non doveva morire“, queste le parole della De Luca Bossa.
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