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Whirpool vende la sede di Ponticelli, 430 lavoratori a rischio: parte lo sciopero

Ha suscitato grandi proteste fra i lavoratori la decisione della Whirlpool EMEA di chiudere la propria sede napoletana, in via Argine nel quartiere Ponticelli, per cederla a una società che, a detta dei capi dell’azienda, sarebbe “in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano”. La scelta dell’azienda è stata comunicata durante un incontro tenutosi a Roma nella giornata di oggi tra vertici e rappresentanti dei sindacati per un aggiornamento sul Piano industriale  dell’Italia nel biennio 2019-2021. Nello stabilimento napoletano lavorano 430 lavoratori.

In seguito alla decisione, i sindacati hanno proclamato lo sciopero; Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm responsabile dei settori auto e elettrodomestici e Antonello Accurso, segretario generale della Uilm Campania, hanno commentato che la decisione della Whirpool “colpisce quattrocentocinquanta famiglie, offende un territorio già duramente provato dalla crisi e dalla disoccupazione, vìola un accordo che la multinazionale aveva siglato ad ottobre 2018 con le organizzazioni sindacali e il Governo, secondo cui nessuno stabilimento avrebbe dovuto chiudere, e segna quindi l’intenzione di disimpegnarsi dall’Italia. Lotteremo con tutte le nostre forze per scongiurare una decisione così scellerata. Whirlpool ha provato a imbellettare la sua decisione parlando di ‘vendita della fabbrica’, ma si tratta di eufemismi che suonano come una presa in giro e che rischiano di esacerbare ancora di più gli animi in una terra con enormi problemi sociali”.

Analoga alla Uilm la posizione degli altri sindacati: in una nota Fiom-Cgil ha commentato che “solo a ottobre scorso, con un accordo quadro sottoscritto in sede ministeriale, quindi con l’impegno anche del ministro Di Maio, Whirlpool aveva dato garanzie di investimenti e salvaguardia dell’occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo”.

“Nei prossimi giorni – ha scritto l’azienda – Whirlpool lavorerà con le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali e nazionali per definire tutti i dettagli e le tempistiche della riconversione, che saranno resi noti non appena possibile”. Secondo quanto è possibile leggere nel comunicato divulgato dall’azienda, l’Italia è considerato un polo strategico per Whirpool nella regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), e infatti sono stati confermati i 250 milioni di euro investiti nei siti industriali nel paese, 80 dei quali sono già stati allocati; sono stati inoltre riconfermati tre siti, quello di Melano (Lugano, Svizzera), Cassinetta di Biandronno (Varese) e il trasferimento della produzione dalla Polonia a Comunanza (Ascoli Piceno).

La sede napoletana però non figura fra le sedi nella quale la Whirpool intende investire, poiché, secondo quanto spiega l’azienda “la profittabilità del sito, nonostante gli investimenti che in questi anni sono di circa 70 milioni, resta sotto la media del gruppo e quindi non più sostenibile”. “L’annuncio – ha commentato la segretaria nazionale Fim Cisl Alessandra Damiani –  è arrivato senza nessun preavviso, di fatto una scelta unilaterale a cui abbiamo risposto immediatamente, dichiarando per l’intera giornata di oggi uno sciopero di 8 ore, su tutti i turni in tutti i siti del gruppo”.

“Napoli non può permettersi la perdita di 430 posti di lavoro, non può farlo dopo che l’azienda Whirlpool ha sottoscritto, solo sei mesi fa, un piano industriale che prevedeva investimenti fino al 2021 e l’aumento di ore di lavoro nello stabilimento napoletano come in quello di Carinaro. La vertenza riguarda inoltre anche 140 lavoratori dell’indotto nell’avellinese”, dichiarano il sindaco Luigi de Magistris e l’assessore al Lavoro Monica Buonanno. “È urgente e necessario che il Mise apra le porte a questa dolorosa vertenza e che riconosca la necessità del lavoro come una priorità del Mezzogiorno”.