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Spari e terrore a Capodanno, in carcere tre affiliati al clan Pesce-Marfella: I NOMI

La notte dello scorso Capodanno si divertivano a sparare in strada contro i lampioni per dimostrare la loro appartenenza al clan Pesce-Marfella, falcidiato negli ultimi anni da arresti e pentimenti eccellenti. Gli agenti del Commissariato Pianura hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura, nei confronti di Giorgio Sorrentino, di 27 anni, Valerio Zungri, di 27 anni, e il padre, Ciro Zungri, di 67 anni, in quanto gravemente indiziati dei reati di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da fuoco e associazione a delinquere di stampo mafioso, in concorso tra loro.

Nella notte di Capodanno 2019 i poliziotti sono intervenuti in via Luigi Santamaria, rinvenendo numerosi proiettili di vario calibro, alcuni dei quali ancora inesplosi. Di seguito ad un’accurata attività investigativa, i poliziotti sono riusciti ad identificare i tre uomini che nella nottata avevano utilizzato armi da fuoco, “utilizzando modalità evocative dell’appartenenza camorristica nel quartiere di Pianura”. Infatti, nello stesso arco temporale e mentre si trovavano in strada, Giorgio Sorrentino, sottoposto agli arresti domiciliari, imbracciava un fucile a canne mozze e sparava alcuni colpi in direzione dei lampioni dell’illuminazione stradale, mentre gli altri due uomini impugnavano una pistola a testa sparando alcuni colpi in aria in varie direzioni.

I poliziotti hanno dato esecuzione al dispositivo dell’Autorità Giudiziaria ed hanno accompagnato i tre uomini presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano.

Giorgio Sorrentino era finito ai domiciliari con Michele Ortone, 29 anni, nel maggio del 2018 coinvolto in una inchiesta per associazione di stampo mafioso ed estorsione. In quella circostanza in carcere finì il padre, Pietro Sorrentino, 49 anni, ed altri esponenti del clan Pesce-Marfella: Antonio Bellofiore, 27 anni detto “Tonino 38“, Pietro Riano, 33 anni, entrambi del quartiere Pianura, e Carmine Guadagno, 28 anni residente ad Acerra, già finiti in carcere in un’operazione antiracket avvenuta il 10 marzo 2018.