L'operazione della magistratura antimafia ha messo nel mirino 22 indagati. L'accusa è di riciclaggio e illecita concorrenza con metodo mafioso
La cerimonia funebre è entrata nella storia e ha fatto il giro del mondo attraverso i media. Era il 2015 e a Roma si svolse il funerale di Vittorio Casamonica boss dell’omonimo clan della capitale. Il feretro fu trasportato con una carrozza nera trainata dai cavalli e in sottofondo c’era la musica de “Il Padrino“.
Poi striscioni, manifesti e petali di rose per quella che è stato un funerale – scandalo. I caso è tornato all’onore delle cronache dopo la notizia del sequestro di 7 agenzie funebri situate tra l’area Nord e quella flegrea in provincia di Napoli.
Tutte sono riconducibili all’impresa “Eredi Cesarano“, un colosso campano per quanto riguarda il business e il mercato delle pompe funebri. La società prende il nome, appunto, dalla famiglia Cesarano originaria di Pompei ed entrata nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) napoletana.
I magistrati hanno messo sotto indagine 22 persone, accusate di “trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso“. L’allarme in Procura è scattato quando alcune di queste aziende erano riuscite a sfuggire alle interdittive antimafia disposte dalla Prefettura.
Secondo gli inquirenti i Cesarano sarebbero legati ai clan Moccia e Polverino, sodalizi potenti della camorra. Per i Pm l’obiettivo era quello di utilizzare ditte “pulite” per riciclare danaro o di costituirne di nuove e fittizie, evitando – dunque – i vincoli imposti dall’autorità giudiziaria.
Le altre pompe funebri sono la “La Fenice“, “Cesarano Funeral Flegrea“, “Organizzazione Funebre Cesarano“, “A.C. Cesarano“, “Cesarano Trasporti Funebri“.