Voce di Napoli | Navigazione

Condanna all’ergastolo per Cosimo Di Lauro, l’omicidio Nocera aprì la faida di Scampia: “Uccise senza permesso”

Condanna all’ergastolo per Cosimo Di Lauro, 46 anni, primo figlio del super boss Ciruzzo ‘o milionario e principale responsabile della faida di Scampia iniziata nel 2004. La decisione dei giudici della Corte d’Assise di Napoli è arrivata nelle scorse ore e chiude il processo di primo grado che vedeva imputato Cosimino in qualità di istigatore e mandante dell’omicidio di Mariano Nocera, avvenuto il 2 settembre 2004 a Napoli, nel rione Monterosa di Scampia.

Omicidio che di fatto ruppe gli equilibri tra le famiglie dell’area a nord di Napoli dando vita, un mese e mezzo dopo con la duplice esecuzione di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, fedelissimi proprio di Cosimo Di Lauro (e, almeno Salierno, coinvolto nel commando che uccise Nocera), alla scissione e a una guerra che nel giro di un anno provocò quasi 90 vittime.

La Corte ha accolto le richieste avanzate dai sostituti procuratori Maurizio De Marco e Alessandro D’Alessio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, al termine delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

Ad incastrare Cosimo Di Lauro, che sta scontando in via definitiva una condanna al 41bis a 30 anni di reclusione, le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia (in primis Giovanni Piana e Pasquale Riccio, affiliati al clan Abbinante, e Gennaro Notturno, elemento di spicco dell’omonimo clan).

PARTITE DI DROGA NON PAGATE – Le indagini svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile hanno permesso di far luce sia sull’omicidio di Nocera, nonché sui retroscena che determinarono il passaggio del gruppo criminale Abbinante dal clan Di Lauro al sodalizio degli Scissionisti, all’epoca capeggiato dal clan Amato-Pagano. Nel 2004, infatti, gli investigatori della Squadra Mobile, indagando su un traffico di stupefacenti, scoprirono che Nocera smerciava quantitativi di cocaina acquistati da esponenti del gruppo Abbinante, i cosiddetti maranesi, ad acquirenti-spacciatori che agivano tra Napoli e provincia. Uno di questi era Vincenzo Arciello, originario del rione Don Guanella ma trasferitosi poi in un’abitazione popolare del quartiere Ponticelli. Quest’ultimo, proprio grazie a Nocera, riusciva ad acquistare cocaina a credito, fornendo in garanzia assegni post-datati che lo stesso Nocera girava ai suoi fornitori.

NOCERA UCCISE SENZA AUTORIZZAZIONE – Il mancato pagamento della cocaina e il versamento di assegni rubati o a vuoto, che i fornitori di Mariano Nocera tentarono di negoziare, determinarono la reazione violenta da parte di quest’ultimo che, la sera del 6 agosto 2004, uccise a colpi d’arma da fuoco, Vincenzo Arciello dopo averlo convocato telefonicamente presso il bar Zelinda. Arciello scese dalla sua Peugeot 206 griglia e venne accolto da Nocera con una pioggia di piombo. La decisione di ucciderlo era stata presa da Nocera e messa in atto senza alcuna preventiva “autorizzazione” da parte dei vertici dell’organizzazione. Così, temendo una ritorsione, si rivolse al suo amico Francesco Abbinante, chiedendogli d’intercedere con l’allora reggente del clan Di Lauro, ovvero Cosimo Di Lauro.

OMICIDIO AL BAR – Francesco Abbinante, latitante in quel periodo e lontano da Napoli, chiese a uno dei suoi uomini più fidati, Giovanni Piana (attuale collaboratore di giustizia), di recarsi da Cosimino per chiarire la vicenda. Nella circostanza, Di Lauro pur fornendo garanzie per l’incolumità di Nocera il 2 settembre 2004 diede l’ordine di eliminarlo. Tra i componenti del gruppo armato per eliminare Nocera, composto da uomini fidatissimi del clan, faceva parte Claudio Salierno. I killer, tutti a volto scoperto, agirono indisturbati. Entrarono nel bar Zelinda e colpirono Nocera alla testa e al torace con una calibro 38, proprio per lanciare un chiaro ed inequivocabile messaggio: “nessuno poteva commettere omicidi senza essere autorizzato dal capo del clan Di Lauro”.

Analoga risposta fu data da Giovanni Piana, per ordine di Cosimo Di Lauro, a Francesco Abbinante, allorquando chiese spiegazioni circa la promessa non mantenuta. Tali retroscena sono stati pienamente confermati da Giovanni Piana nel corso del suo iter di collaborazione con la giustizia. Quella mancata promessa fatta a Francesco Abbinante, ebbe grande risonanza, tanto che segnerà la scissione di Abbinante e di tutti i suoi familiari detenuti dal gruppo Di Lauro per aderire alla nascente organizzazione nota come “Scissionisti”.