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Bimbo ammazzato di botte, in carcere anche la madre: “Puliva il sangue e nascondeva le ciocche di capelli”

A due mesi e mezzo da quella drammatica domenica di Cardito dello scorso 27 gennaio, quando Tony Essobti Badre, 25 anni, ammazzò di botte il piccolo Giuseppe, 7 anni, perché aveva danneggiato il letto comprato da pochi giorni, riducendo in gravi condizioni la sorellina più grande di un anno, è stata arrestata anche Valentina Casa, 30 anni, madre della giovane vittima.

La polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli al termine delle delicate indagini coordinate dalla procura di Napoli nord. La donna, che era tornata dalla famiglia a Massa Lubrense, è gravemente indiziata dei reati di omicidio aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà e dall’abuso delle relazioni domestiche, nei confronti del figlio Giuseppe, di tentato omicidio aggravato dalle medesime circostanze nei confronti della figlia Noemi e di maltrattamento aggravato nei confronti dei tre figli.

È stata eseguita un’altra ordinanza cautelare nei confronti del compagno della donna, Essobti Badre Tony (già accusato di omicidio pluriaggravato e trasferito lo scorso mese nel carcere di Castrovillari per motivi di sicurezza) in quanto gravemente indiziato del delitto di tentato omicidio della piccola sorellina maggiore di Giuseppe e del reato di maltrattamenti nei confronti dei tre figli della compagna.

Secondo l’ipotesi accusatoria, avvalorata dal Gip, è emerso che la donna, venendo meno a un suo preciso dovere, rimaneva inerte mentre il compagno colpiva con efferata violenza i suoi figli: non interveniva a fermare la furia omicida del compagno, non invocava l’aiuto dei vicini, non contattava i servizi di emergenza delle forze dell’ordine.

L’indagata, secondo la ricostruzione investigativa, provava invece a ripulire il sangue uscito dalle ferite dei figli con dei teli lasciati in bagno, occultava all’interno della pattumiera le ciocche di capelli strappate dal compagno alla figlia e, all’atto di intervento degli operanti, non riferiva immediatamente che Tony era stato l’autore di quello scempio, negava piuttosto la violenza già perpetrata all’indirizzo dei bambini. La condotta della donna, e quella del compagno, sono state ricostruite attraverso una complessa attività investigativa, che si è articolata in plurimi accertamenti di natura tecnica, innanzitutto di tipo medico-legale, che hanno accertato come la violenza dei colpi inferti ai bambini fosse risultata idonea a cagionare il decesso di Giuseppe e l’esposizione ad imminente pericolo di vita della figlia primogenita.

Anche i medici del presidio ospedaliero Santobono, che hanno prestato i primi soccorsi alla piccola Noemi, hanno certificato la assoluta gravità delle lesioni da lei riportate alla testa ed al volto. L’inerzia della donna rispetto all’omicidio del figlio Giuseppe ed al tentato omicidio della figlia ad opera del compagno si unisce alla tragica storia di maltrattamenti che andava avanti da tempo. Nel corso delle indagini, infatti, sono state raccolte le dichiarazioni dei vicini di casa degli indagati e quelle delle insegnanti dei bambini, che hanno riferito delle evidenti ecchimosi e delle molteplici tumefazioni, frequentemente notate sul volto e sul corpo dei bambini.

È stato anche riferito che i minori apparivano poco curati, completamente abbandonati a sé stessi, costretti a non intrattenersi a giocare nel cortile di casa con i coetanei e a non parlare con i vicini.

Nei giorni successivi alla tragedia, Valentina Casa ha più volte ribadito di essere in forte stato di choc, tanto da non riuscire a fare nulla per impedire la furia del nuovo compagno, più giovane di lei di sei anni. In casa oltre al povero Giuseppe e alla sorellina maggiore, c’era anche la figlia più piccola (4 anni).

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