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Cina e camorra, il “pezzotto” vale 200 milioni

Un business che vale tanto e sul quale specula la criminalità organizzata. Una tecnologia studiata e sviluppata in Cina

È un sistema che sia la giustizia sportiva che quella penale stanno facendo di tutto per sconfiggere e debellare. Le istituzioni sportive e calcistiche hanno aperto da tempo uno scontro contro la visione illegale di contenuti in streaming. Il fenomeno è quello del calcio – pirata che a Napoli è chiamato pezzotto.

Questo decoder modificato e che permette di vedere tutto a poco prezzo è nel mirino delle autorità. Al vaglio degli inquirenti c’è lo studio di sistemi analoghi, soprattutto dal punto di vista legislativo, di altri paesi. L’obiettivo è quello di creare un modello efficace ed efficiente che possa scoprire e punire chi infrange la legge.

Come riportato da Il Corriere dello Sport, questo business illecito genererebbe introiti per un valore di circa 200 milioni di euro. Un’occasione ghiotta per la criminalità organizzata. Il quotidiano ha anche scritto che le tecnologie per il pezzotto sono state studiate e importate dalla Cina.

Secondo quanto riportato da Il Corriere dello Sport: “Un anno fa un gruppo di italiani partì per la Cina con una missione precisa: ottenere una modifica nel sistema operativo di un «encoder», un oggetto prodotto nella Repubblica Popolare, in modo da prevenire qualunque possibile intervento contro la pirateria sulla televisione digitale. I ladri di immagini dovevano potersi muovere al sicuro. L’obiettivo tecnico di quella squadra di italiani era far mettere a punto agli ingegneri cinesi un software che nascondesse i codici degli abbonamenti dai quali viene estratto il segnale, per poi riprodurlo illegalmente migliaia di volte e rivenderlo ai consumatori.

Quella spedizione fu coronata dal successo. Da allora distribuire illegalmente attraverso la rete le partite della Serie A e delle coppe europee, la Formula 1 o i grandi tornei di tennis è diventato un affare sempre più vasto soprattutto per i gruppi di camorra. Un’indagine di Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi, conclude che in Italia oggi sono attivi due milioni di abbonamenti illegali e 4,6 milioni di italiani assistono alle partite nei bar, negli hotel o dal divano di casa versando denaro a organizzazioni che rubano i diritti.

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Ormai lo chiamano tutti il «pezzotto». Si tratta del nome napoletano della scatola, il «set top box», che decodifica per la televisione il flusso internet di migliaia di canali piratati. Spesso il «pezzotto» viene proposto alle persone comuni da altri abbonati ai quali sono stati promessi «crediti», mesi di accesso gratuiti, a condizione che procaccino sempre nuova clientela“.

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foto di repertorio