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L’arbitro donna “è uno schifo, una cosa impresentabile”: le parole medievali del giornalista

“Prego la regia di inquadrare l’assistente donna che è una cosa inguardabile. E’ uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono di migliaia di euro ed è una barzelletta della federazione una cosa del genere”. E poi ancora: “Arbitro coadiuvato da Annalisa Moccia della sezione di Nola: eccola qua, la vedete, è una cosa impresentabile”.

Vive ancora nel Medioevo il commentatore e giornalista salernitano Sergio Vessicchio, dell’emittente locale CanaleCinqueTv, autore delle vergognose parole nella fase di presentazione della gara tra Agropoli e Sant’Agnello, valevole per la 28esima giornata del girone B di Eccellenza campana e vinta dai padroni di casa per 2-0.

Per Vessicchio l’assistente donna è “uno schifo”, “una cosa impresentabile” in un campionato dove le società spendono “migliaia di euro”. Le sue esternazioni hanno provocato indignazione e polemiche. In tanti chiedono un provvedimento esemplare del consiglio di disciplina dell’ordine dei giornalisti della Campania. Piena solidarietà all’assistente donna Annalisa Moccia, vittima di offese gratuite e sessiste da chi vive in una dimensione preistorica.

Lo stesso Vessicchio su Facebook ha ribadito: “Ritengo personalmente che far #arbitrare le #donne nel #calcio sia sbagliato per molti motivi, quindi confermo il mio pensiero. Perché tutti questi squallidi moralisti non fanno una battaglia per farle giocare insieme ai maschi? La vera discriminazione è questa”.

Immediata la reazione dell’Ordine dei Giornalisti della Campania: “Il giornalista di Agropoli che ha deriso in diretta durante una partita di calcio una donna assistente dell’arbitro è stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti della Campania per precedenti atti grazie all’ottimo lavoro del nostro Consiglio di disciplina”, fa sapere il presidente dell’Odg Campania, Ottavio Lucarelli, aggiungendo che “ora su mio impulso scatta un ulteriore procedimento disciplinare per recidiva”, conclude Lucarelli.​