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I silenzi e lo stupore di Marco Di Lauro, la strategia del boss: “fantasma” anche in carcere

Spaesato, sorpreso, come se 14 anni di latitanza fossero poca roba e lui, Marco Di Lauro, una persona qualsiasi e non il figlio di uno dei boss più potenti degli ultimi 30 anni. Continua a non parlare “F4“. Nei due interrogatori di garanzia andati in scena martedì e mercoledì davanti ai gip Pietro Carola e Marco Carbone, l’ex primula rossa si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Assistito dagli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro, Di Lauro jr, 38 anni, è sembrato cadere dalle nuvole quando gli sono state, finalmente, notificate vecchie misure cautelari che lo vedono indagato come capo e promotore del clan di Secondigliano.

Con altrettanta semplicità e sfrontatezza Di Lauro ha poi reso una dichiarazione spontanea: “Sono sempre rimasto a Napoli, non sono mai andato all’esterno in questi 14 anni”. Parole di sfida, che i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia proveranno a smentire. Sul ruolo del quarto figlio di Paolo Di Lauro ci sono  numerose dichiarazioni di collaboratori di giustizia affiliati a clan diversi, e non solo dell’area a nord di Napoli.

La strategia di Marco Di Lauro è chiara: vuole allontanare i riflettori dei media, vuole mantenere un profilo basso, forte dell’unica condanna passata in giudicato a 11 anni e 2 mesi di carcere per 416 bis (associazione di stampo mafioso). Vuole continuare a vivere nell’ombra, anche in carcere. Un po’ come sta facendo suo padre Paolo, detenuto dal 2005 e seguito da un avvocato d’ufficio per non far trapelare nulla sul suo conto. Prende tempo, fiducioso in una giustizia lenta e ricca di contraddizioni. D’altronde uno che è stato catturato dopo 14 anni di latitanza ha imparato a giocare con le lunghe attese.

Per questo le indagini proseguono spedite per arrivare alla rete di fiancheggiatori che hanno curato e servito “Marchetiello”, o “Luca” come si faceva chiamare sotto falso nome, durante l’ultimo decennio. Dalla fidanzata Cira Marino, 29 anni, allo stesso Salvatore Tamburrino, il 41enne che con il suo dramma personale è riuscito a dare un’accelerata decisiva alle indagini sulla cattura.

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Le sue telefonate dopo l’omicidio della moglie, Norina Matuozzo, erano dirette proprio al boss di Secondigliano. Nella mattinata di sabato scorso ha più volte chiamato un numero, probabilmente quello di Ciretta, per chiedere aiuto dopo il raptus di egoismo e gelosia.

Ma oltre a Tamburrino e la compagna storica di Marco Di Lauro, ci sono altre persone quasi del tutto sparite in questi anni. Vivevano nell’anonimato più totale per assistere “F4”. Una scelta di fedeltà incondizionata ma anche “professionale” e quindi ben retribuita. Proprio quest’ultimo aspetto potrebbe rivelarsi quanto mai decisivo. Sparire per il boss. Sparire per curare una latitanza durata ben 14 anni. Questo testimonia la grande disponibilità economica che il clan aveva a sua disposizione.

Trovare il tesoro di Ciruzzo ‘o milionario, che oggi è stato in larga parte “pulito” in attività insospettabili, appare impresa ardua ma non del tutto impossibile.

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