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L’esultanza dei carabinieri dopo l’arresto del boss Rinaldi: è caccia a 4 fedelissimi

L’arresto del boss Ciro Rinaldi rappresenta un colpo importante assestato dallo Stato, e nello specifico dai carabinieri della sezione “Catturandi” di Napoli, alla criminalità organizzata napoletana. “My Way”, 55 anni, appartiene a quella vecchia guardia di camorristi che, come spesso sottolineato dal procuratore Giovanni Melillo, riesce a manovrare e condizionare le giovani baby paranze.

Rinaldi, preso dopo una latitanza di cinque mesi (era ricercato dal 2 novembre scorso), era riuscito a conquistare la fiducia sia dalla “paranza dei bimbi” nel centro storico di Napoli che dell’aspirante boss Michele Minichini, braccio armato di “My Way” durante la guerra a colpi di stese contro i Mazzarella e i De Micco di Ponticelli. Lo stesso “Tiger” Minichini realizzò – così come emerso dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia – almeno due agguati per conto di Rinaldi. Il primo nel Lotto Zero a Ponticelli dove oltre a Raffaele Cepparulo, rivale amico dei “Bodo” e vicino ai Mazzarella, cadde per errore anche il 19enne incensurato Ciro Colonna.

Il secondo avvenne pochi mesi dopo la morte di Emanuele Sibillo (luglio 2015), capo della “paranza dei bimbi”, ucciso in via Oronzio Costa durane l’ennesima scorribanda armata. Ad essere ammazzato di Minichini per conto del boss Rinaldi fu Vincenzo De Bernardo, raggiunto dal killer a Somma Vesuviana l’11 novembre 2015. De Bernardo era lo zio di un giovane affiliato ai Buonerba, i “Capelloni” responsabili dell’omicidio di ES17.

Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nell’abitazione dei parenti a San Pietro a Patierno, “My Way” non ha tentato la fuga e non ha opposto resistenza: si è lasciato pacificamente ammanettare. Non era armato e non aveva documenti falsi. Gli investigatori ipotizzano che quello non fosse il suo covo ma una soluzione di passaggio nell’attesa di spostarsi in un altro covo. Non è escluso che Rinaldi stesse organizzando anche una fuga all’estero. In tasca aveva dei fogli manoscritti con numeri e appunti che da un primo esame sembrano giocate per il superenalotto e codici per scommettere su incontri di calcio.

Con il suo arresto, festeggiato dagli stessi militari, il clan Rinaldi, e tutte le altre consorterie vicine, subisce un duro colpo. Retano ancora in libertà quatto fedelissimi di “My Way”, ricercati per estorsione aggravata dalla finalità mafiosa. Si tratta dei fratelli Ciro e Sergio Grassia, Raffaele Oliviero (detto ‘o pop) e Raffaele Maddaluno (detto “Nzalatella”).