Le proteste dei familiari di Claudio Volpe, deceduto mentre era detenuto, e i disagi della Polizia Penitenziaria un anticipo di possibili rivolte
Le ultime cronache che provengono da buio pesto delle carceri napoletane sono inquietanti. L’ultima è relativa al decesso del 34enne Claudio Volpe colpito da una strana e misteriosa “febbre – killer”. L’episodio ha scatenato l’ira dei familiari che hanno dato vita ad una forte manifestazione all’esterno del carcere di Poggioreale per poco non sfociata in una vera e propria guerriglia urbana.
In più, lo scorso giovedì, molti sindacati della Polizia penitenziaria hanno diramato un comunicato dove è stata annunciata una sospensione della mensa per gli agenti. In pratica gli uomini del Corpo digiuneranno finché le istituzioni non prenderanno seri provvedimenti volti a risolvere le attuali emergenze. Su tutte, il numero esiguo di agenti rispetto al dato del sovraffollamento dei detenuti (ormai allarmante) e la possibilità per gli uomini in divisa di non vedersi pagati gli straordinari.
Insomma, il sistema penitenziario è al collasso. Le strutture detentive sono fatiscenti e degradate. Gli agenti e i detenuti vivono condizioni disumane. Eppure, dalla politica non sta arrivando alcuna risposta. L’attuale governo come quelli precedenti ha preferito nascondere la polvere sotto al tappeto. La paura di perdere consenso, attuando misure volte a migliorare le condizioni di lavoro degli agenti della penitenziaria e quelle di reclusione dei detenuti, è stata più forte della responsabilità che si sarebbero dovuto assumere rispetto al ruolo istituzionale ricoperto.
Ma andando un pò più in la, guardando la luna e non il dito – come si suol dire – è l’intero sistema giuridico (penale e civile) a non funzionare. Tuttavia, sembra che le uniche proposte che vengono dai palazzi del potere siano inasprire le pene (per colpa del falso spauracchio dell’insicurezza) e costruire nuove carceri (con quali soldi?). Eppure, in altri paesi, sono state adottate misure che vanno in direzione completamente opposta e che puntano ad una reale rieducazione del detenuto che come previsto dalla Costituzione deve essere reinserito in società (Canada, Stati Uniti, Belgio, Gran Bretagna, Scandinavia).
Non ci sarebbe neanche bisogno di fare tante discussioni e polemiche. Sono i dati a parlare: dove le condizioni detentive sono umane, si abbattono la recidiva, il numero di reati e i costi che lo Stato spende per carceri e detenuti. Ma ormai siamo abituati ad ascoltare politici che se ne fregano di statistiche e competenze. Meglio credere allo stregone di turno, piuttosto che risolvere un problema che migliorerebbe la società ma farebbe perdere voti. Però poi, non versiamo lacrime da coccodrillo se fuori e dentro i penitenziari nostrani scoppieranno rivolte e ribellioni che provocheranno – sul serio – gravi e irrimediabili danni.