Seguivano le vittime fuori a teatri e ristoranti e le selezionavano con la visura della targa dell’auto, scegliendo quelle che poi andavano a derubare, soprattutto nel weekend. Una banda di 10 rapinatori napoletani, con base nel Rione Traiano , è stata arrestata al termine di lunghe e laboriose indagini partite dall’omicidio di uno dei membri del gruppo, Domenico Bardi, avvenuto nel 2017. Ricostruiti oltre un centinaio di raid in appartamenti e ville di tutto il centro Italia, nel corso dei quali venivano rubati gioielli e valori per un ammontare notevolissimo.
La Squadra Mobile di Latina, con la collaborazione di quella napoletana, ha dato esecuzione alla misura cautelare, emessa dal Gip Castriota del Tribunale di Latina d.ssa Castriota, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Simona Gentile, a carico di 10 indagati (tra cui due donne), accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di furti in abitazioni e di porto abusivo di armi.
Si tratta di un gruppo ben collaudato, originario del Rione Traiano di Napoli, i cui componenti, specializzati nei furti in abitazione, colpiscono soprattutto nel corso dei fine settimana, effettuando vere e proprie trasferte criminali in numerose città dell’Italia centrale, dalla Campania alle Marche.
L’OMICIDIO – Le indagini hanno preso in esame un arco temporale di circa dodici mesi, ricostruendo nel dettaglio un centinaio di furti commessi dal gruppo criminale, traendo origine da quello commesso a Latina presso l’abitazione di un professionista il 15 ottobre 2017, a seguito del quale venne ucciso Domenico Bardi e ferito Salvatore Quindici, sorpresi dal figlio del padrone di casa che esplodeva svariati colpi di arma da fuoco mentre i predetti fuoriuscivano dal balcone dell’abitazione.
VITTIME INDIVIDUATE GRAZIE ALLE TARGHE DELLE AUTO- Due telefoni cellulari ed una carta Postepay sequestrati in quell’occasione consentivano, attraverso una sofisticata analisi del traffico telefonico e delle tracce telematiche della carta, di ricostruire il modus operandi del gruppo criminale, che si è rivelato assolutamente inedito. Le vittime dei raid, infatti, venivano individuati per mezzo di visure delle targhe delle autovetture a bordo delle quali sopraggiungevano presso teatri o ristoranti, mediante accessi al portale Aci/Pra con pagamento tramite postepay.
I CAPI DELLA BANDA – Grazie alle intercettazioni, all’analisi dei tabulati telefonici e delle transazioni che avvenivano con carte postepay intestate ad amici e conoscenti dei criminali, è stato accertato che a guidare il gruppo era Salvatore Pepe, 46 anni, promotore delle attività criminali per la cui esecuzione si avvaleva della collaborazione degli altri sodali: Salvatore Merolla, Maria Rosaria Auotre e Salvatore Quindici ricoprivano il ruolo di organizzatori, diretti collaboratori di Pepe nella pianificazione delle trasferte, partecipando alla maggioranza dei furti ed individuando le strutture ricettive dove alloggiare nel corso delle stesse.
I RUOLI – Bardi e Bellobuono provvedevano, tra l’altro, ad effettuare le visure ACI nella fase esecutiva dei furti; le donne del gruppo (Maria Rosaria Autore e Adele Iannuzielli), provvedevano ad accertarsi che nessuno fosse presente in casa, suonando al citofono prima del furto. Rizzo e Cigliano, gli anziani del gruppo, oltre a fornire la disponibilità di autovetture appartenenti a prossimi congiunti, si occupavano del trasporto degli arnesi da scasso e della refurtiva, occultandoli all’interno di vani e doppi fondi creati ad hoc nelle autovetture. Tutti i membri della dell’associazione svolgevano a turno anche la funzione di palo nel corso dei raid.
In data 2 dicembre 2017, ad esempio, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Pescara e L’Aquila, venivano sequestrati a Giuseppe Rizzo, di ritorno dalle Marche, monili in oro per un peso complessivo di circa un chilo e mezzo, provento dei furti compiuti in provincia di Ascoli Piceno, occultati nel vano airbag di una Suzuky Ignis che, nel corso delle indagini, era stata sottoposta a pedinamento satellitare da parte degli investigatori.
I proventi dei furti venivano immediatamente ceduti ad un ricettatore di Napoli proprietario di due laboratori orafi nel quartiere Porto (II Municipalità), che sono stati perquisiti unitamente all’abitazione dello stesso. Nel corso dei furti ricostruiti dalle indagini sono state sottratte anche 6 pistole e 7 fucili, di cui uno a pompa che sono stati certamente immessi nel mercato delle armi clandestine.
I destinatari della misura cautelare in carcere sono:
RIZZO Giuseppe, nato a Napoli il 14.01.1968;
QUINDICI Salvatore, nato a Napoli il 03.02.1974;
BELLOBUONO Antonio, nato a Napoli il 09.08.1983;
AUTORE Maria Rosaria, nata a Napoli il 18.10.1961;
PEPE Salvatore, nato a Napoli il 16.06.1972;
MEROLLA Salvatore, nato a Napoli il 06.08.1979;
MIRRA Davide, nato a Napoli il 16.04.1986;
CAIAZZA Pasquale, nato a Napoli il 26.07.1994;
IANNUZZELLI Adele, nata a Napoli il 20.09-1973;
agli arresti domiciliari:
CIGLIANO Antonio, nato a Napoli il 24.08.1959.