La decisione dei giudici è arrivata lo scorso 22 gennaio. L'ex boss del quartiere Sanità: "Smentiti i calunniatori del clan Giuliano"
Giovanna Esposito è stata trucidata da diversi colpi d’arma da fuoco all’interno della sua auto nei pressi di Porta Capuana, centro storico di Napoli. Era il 1983 e da allora sono passati 36 anni, di cui la metà trascorsi nelle aule dei tribunali affinché si potessero individuare mandanti e responsabili. Ed è così che lo scorso 22 gennaio è stato assolto in via definitiva, “per non aver commesso il fatto“, Giuseppe Misso (Missi all’anagrafe) conosciuto anche come ‘Peppe ò Nasone, storico ex boss del quartiere Sanità (LEGGI ANCHE – Viaggio con i Falchi nel rione Sanità).
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Misso è iniziata nel 2003, quando ‘o Nasone fu arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio. Secondo le teorie formulate dalla Direzione distrettuale antimafia (DDA) Misso avrebbe ordinato la morte della Esposito per difendere l’onore della compagna Assunta Sarno. Quest’ultima, secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (di cui la maggior parte ex affiliati al clan Giuliano), aveva avuto un violento litigio con la vittima.
Come riportato da Cronache di Napoli, una figlia della Esposito aveva avuto una furiosa lite con una ragazza che all’epoca lavorava nel negozio di tessuti di Alfonso Galeota, amico e socio di Misso. Il motivo del litigio sarebbe stato passionale, in quanto entrambe le donne avevano una relazione con un membro della famiglia Stolder, legata a sua volta a quella dei Giuliano. A sedare la lite ci avrebbe pensato proprio la Sarno prendendo le difese della giovane, azione che la fece scontrare proprio con la Esposito.
Così, dopo aver avuto le dovute conferme da diversi elementi di spicco del clan Giuliano (tra cui proprio il boss Luigi e alcuni suoi fratelli), la magistratura antimafia aveva reputato Misso come il principale responsabile della morte della Esposito. Ed è su questa tesi che ebbe inizio il processo, che per assenza di prove, terminò in primo grado con l’assoluzione di ‘o Nasone. Ma la DDA ricorse in Cassazione e i giudici della Suprema Corte stabilirono che l’intero procedimento giudiziario andava rifatto.
Intanto, però, Misso decise di pentirsi e di collaborare con la giustizia per chiarire una volta per tutte la sua posizione rispetto alle vicende camorristiche che erano accadute in città durante quegli ultimi anni. In merito all’omicidio della Esposito ‘o Nasone si è sempre dichiarato innocente ed ironia della sorte, iniziarono a credergli anche i magistrati che si occuparono della sua collaborazione. Ma questa volta a non ritenere vere le affermazioni dell’ex boss, furono i giudici che condannarono Misso in primo grado.
Ed eccoci alla sentenza emessa dai giudici della V sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Napoli che ha definitivamente assolto Misso. “Finalmente è finito un calvario durato anni, fatto di infamie e calunnie perpetrate da tutta la famiglia Giuliano, Luigi compreso“. Queste le dichiarazioni di ‘o Nasone rilasciate a VocediNapoli.it. Del resto, non sono un mistero gli attriti tra i due clan che in passato si sono contesi l’egemonia sul centro storico di Napoli. Un odio nato sulle ceneri di un’amicizia che caratterizzava il rapporto da giovani di Luigi Giuliano, alias Lovegino, e Misso. Uno scontro che ha coinvolto anche l’allora astro nascente della camorra che ancora oggi ha la supremazia sul territorio: l’Alleanza di Secondigliano.
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Un sodalizio criminale composto dai clan Contini, Licciardi e Mallardo e combattuto dalle organizzazioni del centro città, ovvero quella di Misso, Sarno e Mazzarella. Una sanguinosa faida che probabilmente causò anche la morte di Assunta Sarno. Un episodio, questo, per il quale ‘O Nasone non ha ancora avuto giustizia.
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