Il Policlinico della Federico II apre le porte ai migranti: partirà sabato 26 gennaio l’iniziativa che permetterà ai cittadini stranieri, con o senza permesso di soggiorno, di sottoporsi gratuitamente ad una visita nell’ambulatorio di Dermatologia. Le visite si terranno dalle 9.30 alle 12.30 dell’edificio 10 di via Pansini.
“Chiunque tema di aver contratto una malattia della pelle o della sfera sessuale potrà venire da noi ed ottenere una prestazione sanitaria assolutamente gratuita, senza passare per i medici curanti, i medici di base e le loro impegnative, senza registrazioni ufficiali o prenotazioni, senza i documenti da Straniero temporaneamente presente” spiega a Repubblica Napoli il direttore del reparto di Dermatologia del Policlinico, Mario Delfino. “Noi vogliamo rispondere al bisogno reale, e immediato, di chi ha un problema sanitario”.
Il cosiddetto ‘ambulatorio per i migranti’, si chiama in realtà ‘ambulatorio di Dermatologia e Venereologia Etnica‘ ed è attivo da 10 mesi ma quasi sconosciuto: delle 34mila visite mediche effettuate nello scorso anno, solo 300 sono quelle ‘etniche’. Sono molti infatti gli aspetti da tenere in considerazione quando si visita un paziente che appartiene ad un’altra cultura. “I migranti hanno, in tanti casi, un approccio alle malattie diverso dal nostro. Hanno, tanto per fare un esempio, uno spiccato pudore che gli impedisce di scoprirsi. Un pudore legato a motivi culturali, psicologici, religiosi. Dunque il nostro approccio è ‘dedicato'”.
Tutti i medici che parteciperanno all’iniziativa, infatti, hanno nel loro curriculum esperienza nel trattare con i migranti. Fra di essi, Patrizia Forgione, responsabile dell’Asl Napoli 1 del laboratorio Migranti dell’ospedale Cardinale Ascalesi, e Nicola di Caprio, con una lunga esperienza nel casertano, dove vi è una folta comunità di migranti. Indispensabile inoltre la collaborazione di associazioni di volontariato, che mettono a disposizione mediatori culturali, necessari per superare le barriere linguistiche.
Uno altro aspetto importante dell’assistere medicalmente i migranti sta, inoltre, nell’evitare eventuali contagi. “Molte malattie della pelle e soprattutto le malattie veneree, si contagiano. Sarebbe oltremodo stupido, oltre che contrario alla deontologia professionale, non assistere chi vive qui. Curare gli immigrati è interesse di tutta la collettività. Il nostro è un dovere di tutela di tutta la popolazione”.
Delfino parla infine del dovere morale e deontologico del medico di occuparsi di ogni paziente indistintamente. “Non può essere un discrimine se quell’uomo o quella donna è qui in Italia legittimamente o meno. Il malato è malato, va assistito comunque.” afferma il direttore. “Questo fa parte dell’etica che ispira noi medici. Il giuramento di Ippocrate dice che il medico deve rispettare il paziente, chiunque esso sia. Ippocrate diceva che entrando in una casa il medico deve rispettare l’uomo ( l’unico che aveva piena cittadinanza), la donna, lo schiavo. Sì, anche lo schiavo. La medicina nasce senza frontiere. Ed oggi non possiamo dimenticarcene. Non possiamo, nell’assistenza sanitaria, rinunciare ad un criterio universalistico”.
Parole, queste, importantissime in un periodo in cui si tende soprattutto ad alzare muri (veri o simbolici).