Andarono fino a Somma Vesuviana per uccidere un ras dei Mazzarella, nonché zio di uno deL gruppo dei “Capelloni”, e vendicare l’omicidio di Emanuele Sibillo, il baby boss della paranza dei bimbi di Forcella ammazzato a 19 anni in via Oronzio Costa, quella che fu ribattezzata la strada della morte, il 2 luglio 2015.
E’ uno dei capitoli infiniti della guerra di camorra che vede scontrarsi da anni il clan Mazzarella con i nemici di turno. Una volta i Giuliano, poi la “paranza dei bimbi” e adesso i Rinaldi che dal Rione Villa di San Giovanni a Teduccio hanno allargato i propri orizzonti grazie ad alleanze strategiche sia nel centro storico di Napoli che nella periferia orientale: a Ponticelli con i Minichini-Schisa-De Luca Bossa e nel Vesuviano con la figura di Luigi Esposito, 47enne di Marigliano detto “’o Sciamarro”.
Capitolo che ha visto questa mattina i carabinieri di Castello di Cisterna eseguire nove ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli Egle Pilla su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di esponenti di entrambi i clan. A sfuggire nuovamente alla cattura è il boss Ciro Rinaldi, detto “My Way” (o in dialetto napoletano “maue”, in riferimento a una vecchia discoteca degli anni ’80 amata dal diretto interessato), latitante dall’ottobre del 2018 e già scarcerato nei mesi precedenti dal Riesame dopo essere finito in carcere perché considerato il mandante del duplice omicidio di Raffaele Cepparuolo, 25enne legato ai “Barbudos” degli Esposito-Genidoni-Spina del Rione Sanità, e dell’innocente Ciro Colonna, 19 anni, uccisi in un circolo ricreativo di Ponticelli il 7 giugno 2016.
GLI ULTIMI ISTANTI DI VITA DI EMANUELE SIBILLO: L’ARRIVO IN OSPEDALE
I NOMI – Oltre al boss che guiderebbe il cartello contro i Mazzarella, sono finiti in manette altri cinque esponenti del gruppo di My Way. Si tratta, come già detto, di Luigi Esposito, Stefano Gallo, 42 anni, Michele Minichini, 28 anni (figliastro di Anna De Luca Bossa), Vincenza Maione, 43 anni, Luisa De Stefano, 47 anni, tutti già detenuti. Per i Mazzarella sono stati arrestati Roberto De Bernardo, 29enne di Casalnuovo, Daniele Baselice, 27enne di Somma Vesuviana ed Enrico Mirra, 21enne di Somma Vesuviana.
L’OMICIDIO DE BERNARDO – L’indagine ha consentito di chiarire le circostanze che nel 2015 avevano innescato un contrasto tra i due clan, entrambi intenzionati ad imporre la propria egemonia su tutta la zona partenopea. In quel periodo, l’area compresa tra Somma Vesuviana e Marigliano era contraddistinta da un acceso antagonismo tra i mazzarelliani e un gruppo locale (chiamato dei Paesani o Castaldo-Capasso) alleato con il clan Rinaldi.

In questo contesto veniva pianificato l’omicidio di Vincenzo De Bernardo, alias ‘o pisiello, esponenti di spicco del clan Mazzarella che dopo aver scontato 12 anni di carcere per spaccio, si era trasferito a Somma Vesuviana con l’intenzione di assumere il controllo del territorio. De Bernardo, inoltre, era lo zio di Roberto De Bernardo, uno dei membri che gruppo dei Buonerba, i “Capelloni” di via Oronzio Costa che uccisero in un agguato Emanuele Sibillo e ferirono, nei giorni precedenti, altri tre componenti della “paranza dei bimbi”. Poi decisero di festeggiare stappando champagne in mare su una barca messa a disposizione dal pentito Maurizo Overa, ex affiliato al clan Mariano dei Quartieri Spagnoli, e “amico” dei Mazzarella.
Circostanza che ha portato gli investigatori a ipotizzare anche una vendetta trasversale. De Bernardo venne intercettarono e ucciso dai killer all’interno del “Parco Fiordaliso” a Somma Vesuviana, non molto distante dalla propria abitazione.
LA VENDETTA DUE ANNI DOPO – Il 6 settembre 2017 i Mazzarella predisposero un agguato nei confronti di un pregiudicato di Marigliano (Amato Antonio), erroneamente ritenuto coinvolto (come specchiettista) nell’omicidio De Bernardo. L’azione fu eseguita nello stesso complesso di edilizia popolare.
IN AUTO COL FIGLIO DI 3 ANNI – La vittima fu intercettata dai sicari mentre parcheggiava la propria auto in compagnia del figlio di tre anni. Dopo l’esplosione dei primi colpi d’arma da fuoco riuscì a salvarsi rifugiandosi dietro alcuni veicoli in sosta. Riportò solo una ferita ad una gamba.
L’ARSENALE – Nel corso del blitz avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, i carabinieri hanno trovato e sequestrato un vero e proprio arsenale ritenuto nella disponibilità degli indagati. Si tratta di una mitraglietta MP5 (normalmente in uso ai reparti speciali delle forze dell’ordine), un giubbotto antiproiettile, quattro pistole semiautomatiche e un revolver trovati in un appartamento a Somma Vesuviana, ritenuto base logistica degli indagati facenti parte del clan Mazzarella, all’interno del quale sono stati sequestrati anche 880 grammi di cocaina, 710 di hashish e 10 di marijuana.