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Omicidio Cucchi, chi sono i due carabinieri accusati del pestaggio: “Rapine se mi cacciano”

Uno dei due carabinieri tirati in ballo dal collega Francesco Tedesco nel processo sull’omicidio di Stefano Cucchi è originario di Villaricca, comune a nord di Napoli. Si chiama Raffaele D’Alessandro e, insieme a Alessio Di Bernando (nato a Sesto Campano, in Molise) – stando sempre alla ricostruzione fatta ai magistrati della procura di Roma da Tedesco – sarebbe l’autore del violento pestaggio al geometra di 31 anni morto nell’ottobre del 2009 dopo una settimana di agonia in ospedale.

Ma chi sono i due carabinieri accusati di aver pestato Stefano Cucchi, la cui posizione potrebbe essersi aggravata?

Di Raffaele D’Alessandro si sa già molto. Si rese protagonista di un’intercettazione a bordo dell’auto di servizio dei carabinieri (pubblicata nel 2015 dal Corriere della Sera) in cui scherzava su un suo possibile futuro lontano dall’Arma.

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Se mi sbattono fuori, vado a fare le rapine ai Compro Oro, sai, agli orafi” diceva D’Alessandro che deve difendersi anche dalle accuse dell’ex moglie, Anna Carino, che nel 2016 ha riferito che l’ex marito le aveva raccontato di aver picchiato “quel drogato di merda”. Questo il racconto ai magistrati:

“Ricordo che Raffaele mi parlò di un violento calcio che uno di loro aveva sferrato al Cucchi. Preciso che Raffaele raccontava che il calcio fu sferrato proprio per provocare la caduta. Quando raccontava queste cose Raffaele rideva e ai miei rimproveri rispondeva ‘Chill è sulo nu drogato ‘e merda ‘, gliene abbiamo date tante a quel drogato'”. Non una prima volta per quel tipo di conversazioni. Mi ha raccontato anche di altri pestaggi ad arrestati o a persone che avevano portato in caserma, anche se non si trattava di pestaggi di questo livello”.

La Carino successivamente provò a farsi raccontare nuovamente tutto a telefono ma D’Alessandro, nonostante i continui tentativi dell’ex moglie.

L’INTERCETTAZIONE A BORDO DELL’AUTO DI SERVIZIO:

L’altro carabiniere è il molisano Alessio Di Bernardo che dopo aver lavorato a Roma è stato in servizio a Cassino. Entrambi, insieme al loro accusatore Francesco Tedesco, sono stati sospesi dal servizio a febbraio 2017.

Questo invece il racconto di Tedesco ai magistrati di Roma che ha dato probabilmente una svolta sostanziale al processo:

“Fu un’azione combinata – racconta il carabiniere – Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”. “Spinsi Di Bernardo -aggiunge Tedesco- ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.

“Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete. Mentre uno colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto e l’altro gli dava un forte calcio con la punta del piede” si legge nel verbale di interrogatorio di Tedesco del 9 luglio scorso.

Sulla vicenda è intervenuto nelle scorse anche Giovanni Nistri, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, che intervistato su Radio Capital sul caso Cucchi ha espresso “solidarietà e vicinanza umana” alla famiglia.

“L’Arma si scusa sempre quando alcuni dei suoi componenti sbagliano e viene accertato che vengono meno al proprio dovere. Ci sono episodi esecrabili per i quali l’Arma si deve scusare, non come istituzione, ma perché alcuni suoi componenti infedeli sono venuti meno al proprio dovere anche nei confronti dell’Arma stessa”.

 

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