Il giovane calciatore di Miano è stato ucciso a soli 21 anni con una coltellata. Il colpevole ha confessato. Il padre di "Lello" è morto in un agguato
Raffaele Perinelli aveva solo 2 anni quando suo padre perse la vita a causa di un agguato di camorra. Era il 1999 il giovane calciatore napoletano, residente a Miano, non avrebbe mai potuto immaginare che la sua vita potesse essere spezzata 19 anni dopo per colpa di uno stupido litigio.
“Lello“, 21 anni, è stato prima violentemente accoltellato al torace e poi abbandonato in fin di vita all’esterno dell’ospedale Cardarelli dove poi è deceduto questa notte. Non ci è voluto molto a trovare l’assassino. Quest’ultimo, infatti, si è costituito ed ha confessato il delitto.
A.G., 31 anni anche lui di Miano e venditore ambulante nel quartiere. Ha raccontato ai militari, in presenza del suo avvocato, che dopo aver litigato nei giorni scorsi con Perinelli aveva paura, per questo era armato di coltello. Poi, durante la notte di ieri, l’incontro fatale proprio con “Lello” e l’atto di follia che è costato la vita al 21enne.
Nonostante la storia criminale che ha coinvolto il papà, legato al clan Lo Russo, Perinelli si è sempre smarcato da quelle che erano le vicende camorristiche del suo quartiere. Con il sostegno della famiglia, “Lello” lavorava e inseguiva un sogno: quello di diventare un grande calciatore.
LA MORTE DI GIUSEPPE PERINELLI – Giuseppe Perinelli è stato ucciso durante la faida di camorra che ha visto contrapposto il clan Misso del quartiere Sanità, con il sodalizio dei Licciardi della Masseria Cardone a Secondigliano. La morte del papà di Raffaele è avvenuta dopo quella che è riconosciuta come la “strage di Acerra” dove furono uccisi Assunta Sarno e Alfonso Galeota, rispettivamente moglie e braccio destro di Giuseppe Misso ‘o Nasone.
Era il 1992 e il boss era in quel periodo detenuto. Nel 1999, quando Misso uscì di galera, aveva solo un obiettivo: vendicarsi. Secondo ‘o Nasone i responsabili del duplice omicidio sono stati gli uomini dell’Alleanza di Secondigliano, nello specifico i killer del clan Licciardi. La sua sete di vendetta portò almeno a 5 delitti tra cui quello di Giuseppe Perinelli che era affiliato ai Lo Russo, da sempre organizzazione alleata dei Licciardi.
LEGGI ANCHE – I messaggi d’affetto per Raffaele “Lello” Perinelli
“LELLO” E IL SOGNO DEL CALCIO – “Lello” era un terzino sinistro. Il giovane 21enne era cresciuto nella giovanile del Sant’Agnello. Due stagioni fa è stato tra i protagonisti della salvezza del Gragnano in Serie D. Poi il passaggio alla Turris. Prima della sua tragica morte, Raffaele era svincolato e in attesa di accasarsi ad una nuova squadra. Proprio la Turris, due settimane fa, era stata condannata a risarcirgli 3 mila euro dopo che il giocatore aveva citato la società per non avergli corrisposto tutto lo stipendio pattuito. Come riportato da La Repubblica, la vertenza era finita in Procura Federale.
LEGGI ANCHE – Il dolore della madre: “Voglio giustizia”