Il boss “pensante” voleva eliminare un affiliato perché non passava gli alimenti alla ex moglie e pensava a sperperare denaro solo con l’amante, perdendo di vista anche gli impegni da riservare al clan (come la festa di 18 anni della figlia del capo). E’ quanto emerge dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia pubblicate domenica dal quotidiano “Il Roma“.
Protagonista Luigi De Micco, capo dell’omonimo clan arrestato nel novembre del 2017 in un blitz condotto dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli. Il reggente del clan dei tatuaggi (“Bodo”) viene tirato in ballo dal neo pentito Nunzio Montanino, considerato la faccia pulita del clan De Micco, che racconta il modus operandi della cosca che aveva conquistato il potere a Ponticelli dopo la guerra vinta con i rivali dei D’Amico.
“Voglio anche dire del tentativo di Luigi De Micco di eliminare il collaboratore di giustizia Rocco Capasso che Capasso si lasciò con la moglie e si mise con una ragazza che ho detto che gestiva una piazza di fumo a Ponticelli. De Micco non tollerava questa situazione e si lamentava anche del fatto che Capasso non dava i soldi alla moglie e li spendeva tutti con la sua nuova compagna”.
Nella logica del clan De Micco, Capasso andava ucciso perché mancava di rispetto all’ex moglie e alla stessa famiglia camorristica di appartenenza. Il piano del boss non si concretizzò perché l’affiliato probabilmente capì le intenzioni dell’organizzazione criminale e si consegnò alla polizia e ai magistrati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per iniziare a collaborare con la giustizia.
“Diciamo che quando si mise con questa ragazza – prosegue Montanino – non era più tanto presente negli affari del clan. Ricordo che fummo invitati tutti al diciottesimo compleanno della figlia di De Micco e in quell’occasione Capasso voleva portare con sé la nuova compagna. De Micco disse di no e Capasso non venne alla festa. La cosa fu interpretata come un gesto di scortesia, ma De Micco disse di festeggiare e che ne avrebbero comunque parlato in seguito. Per un periodo di tempo non ho saputo più niente e, poi, venni a sapere che Capasso si era consegnato alla polizia. In quell’occasione De Micco mi chiamò con urgenza facendomi andare a casa di Borrelli dove c’erano anche Principe e De Martino i quali informarono De Micco che i carabinieri erano andati a prendere la moglie, i figli e anche la compagna di De Micco. Da ciò capirono che Capasso aveva iniziato a collaborare con la giustizia”.
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