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Napoletani scomparsi in Messico: l’arresto di Raffaele Russo quattro anni fa

Avvolta nel mistero la vicenda dei tre napoletani scomparsi a fine gennaio in Messico, Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino. La scorsa mattina il procuratore generale della regione di Jalisco, Raúl Sánchez Jiménez, durante una conferenza stampa, ha fornito dettagli su uno dei “desaparecidos”. Si tratta di Raffaele Russo, il 60enne che è stato il primo a scomparire il 31 gennaio scorso.

L’uomo ha già avuto gravi problemi con la giustizia messicana. La storia risale a quattro anni fa quando nel 2014  fu fermato per frode. Al momento in Messico ci sono 33 poliziotti sotto interrogatorio. Le autorità della polizia di Jalisco hanno incontrato lo scorso martedì il rappresentante dell’ambasciata italiana ed un dirigente del Viminale. Un vertice importante teso, come spiegano i giornali locali, per “scambiarsi informazioni finalizzate a localizzare i tre italiani finiti in un allarmante cono d’ombra”.

PARLA IL SINDACO DAL MESSICO SULLA SCOMPARSA DEI TRE NAPOLETANI

Il procuratore generale di Jalisco ha spiegato che tra i moventi che avrebbero causato la scomparsa dei tre napoletani c’è l’ipotesi che uno di essi possa avere commesso un errore poi risultato fatale: l’avere cioè truffato, come riporta Il Mattino, nella vendita di generatori elettrici contraffatti, personaggi legati alla mafia locale.

Secondo una prima ricostruzione dei familiari, il primo a sparire , attorno alle 15, sarebbe stato Raffaele Russo. Due ore dopo il figlio Antonio e il nipote Vincenzo, di 25 e 29 anni, non riuscendo più a parlare al telefono con il sessantenne, sono andati nel punto in cui il gps dell’auto presa a noleggio segnalava la sua ultima posizione.

Durante il tragitto i due si sarebbero fermato a fare benzina e nell’area di rifornimento sarebbero stati avvicinati da  “diversi poliziotti a bordo di un auto e due moto, che gli hanno intimato di seguirli”. Prima di sparire anche lui, Antonio sarebbe riuscito ad inviare un messaggio via whatsapp all’altro fratello Daniele, che si trovava anche lui in Messico con un quarto fratello, Francesco. Poco dopo anche i telefoni dei due giovani avrebbero smesso di funzionare.

“Aiutateci a ritrovarli. Lanciamo un appello a tutti, a cominciare dalle autorità diplomatiche italiane in Messico: ogni ora che passa accresce la nostra angoscia – dice al Mattino Daniele, il figlio 20enne di Raffaele Russo – Anch’io mi trovavo lì quando papà è sparito, con un altro mio fratello: da quel giorno abbiamo fatto di tutto, siamo stati sia dalla polizia che negli uffici della Fiscalia, la procura locale, senza mai ottenere risposte. A questo punto siamo veramente molto preoccupati”.

redazione

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