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Napoletani dispersi in Messico, il viaggio misterioso nel luogo dei sequestri

Il retroscena sul territorio dove sono spariti lo scorso 31 gennaio Raffaele, Antonio e Vincenzo: padre, figlio e nipote

Cresce il timore per le sorti dei tre napoletani scomparsi in Messico lo scorso gennaio. Si tratta di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, rispettivamente padre, figlio e nipote. Il primo a sparire è stato proprio Raffale, che quella mattina è uscito dall’hotel Fuerte Real per andare a fare il solito giro di vendite ambulanti. Diretto verso sud, le sue tracce si sono perdute in una zona in cui non c’è niente, né una casa né un’attività commerciale. Ci si domanda, quindi, per quale motivo abbia scelto di dirigersi in un posto tanto desolato, dove non avrebbe potuto vendere niente.

E’ stato il segnale del GPS della sua auto a segnare come ultimo luogo proprio questo territorio roccioso e deserto, Jlotlan de los Dolores. Il figlio, Antonio e il nipote Vincenzo, non vedendolo tornare si sono messi sulle sue tracce e anche di loro dopo poco non si è saputo più nulla. Mentre facevano rifornimento di benzina a Tecalitlàn, hanno avuto un ultimo contatto con la famiglia, in alcuni messaggi audio hanno detto di essere stati fermati dalla polizia locale che avrebbe intimato loro di seguirli. Sulla questione è intervenuto Victor Diaz Contreras, sindaco di Tecalitlàn, che ha confermato il suo impegno nello scoprire la verità.

L’APPELLO DEI FAMILIARI IN TV

La scomparsa dei tre napoletani, però, continua a essere avvolta dal mistero. Da un lato c’è la dichiarazione di un agente della polizia municipale donna che in un primo momento dice di avere due italiani in caserma e in seguito, una voce femminile smentisce tutto. Il sindaco ha spiegato che potrebbe spiegarsi a causa del cambio turno, ma comunque non si comprende perché il primo turno non ha informato il secondo sulla vicenda.
Altro particolare, di non poca rilevanza, spiegato da un giornalista messicano ascoltato da Il Mattino che ha preferito restare anonimo, è il fatto che Raffaele sia scomparso in un territorio sotto il controllo dei federali perché sede di una raffineria di stupefacenti.
A questo si aggiunge il fatto che le sparizioni siano avvenute nella regione sudoccidentale del Messico, dove operano efferate bande di criminali: “Il Cartel Jalisco Nueva Generation“, di cui potrebbero far parte anche molti ex militari.
L’ipotesi potrebbe essere che qualcuno abbia messo sotto controllo l’auto di Raffaele, per motivi che ancora non sono chiari e poi l’abbia rapito. In seguito sarebbero stati rintracciati anche figlio e nipote e probabilmente presi anche loro. Dinamica che è ancora priva di qualsiasi tipo di conferma. E mentre la Procura di Roma ha avviato un’indagine senza ipotesi di reato, la famiglia non abbandona la speranza di ritrovare i propri cari e continua a divulgare appelli rivolti anche alle autorità messicane, per risalire alla verità.

 

Napoletani dispersi in Messico, il viaggio misterioso nel luogo dei sequestri