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Gioielliere uccide rapinatore nel Napoletano: è sceso in strada e ha sparato

Chiarita dalle videocamere di sorveglianze la dinamica della rapina avvenuta lo scorso pomeriggio a Frattamaggiore trasformatasi in sparatoria. Sarà formalizzata domani l’accusa di omicidio colposo nei confronti del gioielliere che ieri sera ha ucciso con colpi di pistola uno dei tre rapinatori (quattro con il ‘palo’) che hanno preso d’assalto il suo esercizio commerciale che si trova in corso Durante, a Frattamaggiore (Napoli).

Il reato è stato ipotizzato sulla base degli elementi finora raccolti nel corso dell’attività investigativa. Il titolare dell’esercizio commerciale, trentenne, non era nel negozio ma a casa sua mentre nel locale si trovava il padre. Si è accorto della rapina ed è sceso in strada armato accompagnato da un’altra persona e ha fatto fuoco verso Raffaele Ottaiano, rimasto ucciso dal colpo. Al momento la procura di Napoli Nord non ha emesso una misura cautelare nei suoi confronti. Dalle immagini si vede chiaramente il ragazzo puntare la pistola verso un altro rapinatore fermato dal poliziotto non in servizio presente in zona e intervenuto sul posto.

E’ un atto dovuto” e “qualsiasi valutazione in ordine all’iscrizione, che si deve fare per continuare accertamenti, verrà presa domani, dopo l’esamina delle valutazioni del sostituto procuratore che è andato sul posto“. Spiega all’Ansa il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, parlando delle indagini sulla rapina sfociata in tragedia ieri nella città a nord del capoluogo partenopeo. Il procuratore ha sottolineato che, al momento, “nessun elemento fa ritenere che si sia trattato di omicidio volontario“.

Dal punto di vista tecnico – spiega Greco – se si procede con l’esame autoptico è necessario inviare un avviso al gioielliere perché è giusto che possa avere la possibilità di nominare un suo perito. Per inviare un avviso è però necessaria l’iscrizione nel registro degli indagati”. In merito al reato da ipotizzare, Greco dice che “si sta valutando l’esistenza della legittima difesa. In Italia, – ricorda – deve essere dimostrata da colui che sostiene di essersi legittimamente difeso“.