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Presa la “lavatrice” di camorra e imprenditori: è il commercialista dei clan e dei fratelli Cesaro

Inchiesta PIP Marano: in manette Salvatore Di Nunzio, alias Tore 'a lavatrice

E’ soprannominato Totore ‘a lavatrice il commercialista arrestato questa mattina dai carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) perché accusato di riciclaggio di denaro per conto della camorra. Salvatore Di Nunzio, 54 anni, è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta su collusioni tra imprenditori e clan della camorra in relazione all’area di insediamento produttivo nel comune di Marano. E’ accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Di Nunzio, noto commercialista con studi a Marano (Napoli) e Milano, è stato consulente anche degli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, originari di Sant’Antimo e fratelli del parlamentare Luigi Cesaro (più volte indagato e fresco di nuova candidatura al Senato con Forza Italia). Aniello e Raffaele sono in carcere da otto mesi nell’ambito della stessa inchiesta condotta dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea Mariella Di Mauro e Giuseppe Visone, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

Salvatore Di Nunzio, alias Tore ‘a lavatrice

Tore ‘a lavatrice dovrà ora difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione camorristica. Per i magistrati avrebbe legami con i potenti clan Polverino e Mallardo, entrambi attivi nei comuni a nord di Napoli, e con la famiglia Cesaro. Il suo arresto rappresenta un nuovo capitolo dell’inchiesta sulla realizzazione del piano di insediamento produttivo (PIP) del comune di Marano (ma anche quello di Lusciano, nel Casertano), importante infrastruttura per il rilancio dell’economia locale che prevede lavori per 40 milioni di euro.
Inchiesta che il 24 maggio del 2017 ha portato i carabinieri del ROS a eseguire un provvedimento cautelare, emesso dalla procura Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 5 persone indagate per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, minaccia e falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, reati aggravati dalle finalità mafiose.

Dalle indagini è emerso il presunto patto tra il clan camorristico e i fratelli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, 63 e 61 anni, funzionale all’aggiudicazione dell’appalto attraverso intimidazioni mafiose e reimpiego delle ingenti risorse economiche provenienti dai traffici illeciti del clan. Tra gli arrestati, oltre ai fratelli Cesaro, anche gli imprenditori Pasquale e Antonio Di Guida, quest’ultimo ex assessore provinciale di Forza Italia, e il tecnico Oliviero Giannella, volto noto negli uffici del Comune di Marano.