"Capastorta" si è mostrato insofferente durante l'udienza. Oltre alla sua condizione economica, ha denunciato il regime d'isolamento dovuto al 41bis
Non ha più un centesimo. L’uomo tra i più potenti del paese che ha deciso della vita e della morte di decine di persone, si ritrova oggi in un regime di massima sicurezza e isolamento al 41bis. Michele Zagaria, alias “Capastorta“, non sembra neanche lontanamente il boss di camorra che è stato: l’uomo più potente del clan dei Casalesi.
L’ultimo caso è andato di scena durante l’udienza svoltasi ieri mattina, nell’aula della Corte di assise di appello di Napoli. Zagaria, imputato per il duplice omicidio Antonio Cantiello-Domenico Florio, ha chiesto al presidente del collegio giudicante Vincenzo Martursi, di essere difeso da un avvocato d’ufficio.
La motivazione è sorprendente. Infatti, “Capastorta” ha dichiarato di non avere più la forza finanziaria per potersi permettere un legale che possa difenderlo. I suoi parenti sono stati arrestati o allontanati, di conseguenza non c’è nessuno in grado di poter coprire le spese per un difensore.
Ma Zagaria, già protagonista lo scorso novembre di un tentato suicidio proprio durante una precedente udienza, è stato un fiume in piena. Davanti al giudice e al magistrato, ha denunciato la disumanità del regime carcerario del 41 bis. “Capastorta” sta vivendo un estremo isolamento, la tipologia di pena peggiore per quanto riguarda i sistemi penitenziari di massima sicurezza.