Sono passati tre anni dalla morte di Pino Daniele, da quel tragico 4 gennaio 2015 quando l’artista, che da tempo soffriva di problemi cardiaci, ebbe un infarto nella sua casa di Orbetello in Toscana e morì poco dopo all’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Erano le 22.45 quando fu dichiarato il decesso e da lì a poco la notizia si diffuse su tutti i media. Era scomparso non solo uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi, ma un simbolo di Napoli, un esempio di napoletanità nel mondo.
Proprio a Napoli, terra d’origine di Pino, ci fu la risposta emotiva più forte alla scomparsa dell’idolo. In 100.000 si riunirono in piazza del Plebiscito la sera del 6 gennaio per commemorare l’artista defunto e cantare le sue canzoni più belle. La salma di Pino fu poi condotta in città il giorno seguente per i funerali celebrati prima a Roma e poi a Napoli. Oggi, a tre anni dalla scomparsa il figlio della prima moglie dell’artista, Dorina Giangrande, e personal manager, Alex Daniele, ha raccontato all’Ansa alcuni dettagli inediti sul padre.
Su come avesse voluto essere ricordato Pino Daniele il figlio dichiara:
“Sicuramente l’aspetto al quale teneva di più è la figura di ‘musicista’ con un suo personale linguaggio. Suonare per Pino era una missione ed il codice per comunicare il sentimento. Il sentimento è la chiave nella sua musica. Viveva per suonare, quando non suonava aspettava il momento di suonare“.
Il prossimo 7 giugno allo Stadio San Paolo di Napoli ci sarà il grande tributo live per Pino Daniele, “Pino è“. Parteciperanno i più grandi artisti della musica italiana, amici del cantautore partenopeo e l’incasso sarà devoluto in beneficenza. Alex inoltre è presidente della fondazione intitolata al padre, la Pino Daniele Trust Onlus che si occupa di diversi progetti improntati sulla musica dell’artista scomparso: “Sono molto soddisfatto della valorizzazione dell’opera di Pino anche attraverso i conservatori di musica italiani con l’appoggio del MIUR/AFAM”.