Erano le 19.08 di domenica 23 dicembre 1984, il giorno prima della vigilia di Natale. La maggior parte dei passeggeri a bordo del Rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano, stavano raggiungendo le proprie famiglie per trascorre le sante feste. Ma sulla direttissima in direzione Nord, all’interno del tunnel della Grande Galleria dell’Appennino all’altezza di Vernio, una forte esplosione ha distrutto gran parte del treno uccidendo 16 persone e ferendone 266.
La detonazione è stata causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio della 9ª carrozza di seconda classe, a centro convoglio: l’ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta alla stazione di Firenze Santa Maria Novella. I soccorsi sono stati molto complicati a causa della scarsa luce all’interno del tunnel, del fumo e dell’interruzione dei collegamenti radio. In attesa degli arrivi delle squadre speciali, fu utilizzata una locomotiva per agganciare i vagoni intatti e trasportare via i passeggeri sopravvissuti e i feriti che necessitavano di cure urgenti.
L’anno dopo, nel 1985, i magistrati della Procura di Firenze hanno notificato una comunicazione giudiziaria a Giuseppe Misso detto ‘o Nasone e noto boss del quartiere Sanità. Il capo dell’omonimo clan ha ricevuto l’accusa di essere uno dei componenti della banda che ha partecipato alla strage, mentre è detenuto presso il centro clinico del carcere di Rebibbia.
La vicenda si interseca con gli ambienti criminali della camorra e della mafia in quanto ad essere tra gli indagati c’è anche Pippo Calò, ritenuto un cassiere di Cosa nostra. Ad indicare agli inquirenti il nome di Misso, sono stati due pentiti ed ex affiliati alla sua organizzazione: Mario Ferraiuolo e Lucio Luongo. ‘o Nasone ha sempre smentito con forza questa accusa addirittura affermando più volte in Tribunale di essere innocente e di sentirsi offeso per essere stato coinvolto in una vicenda del genere. I giudici gli daranno ragione, nel 1993 Giuseppe Misso sarà assolto con formula piena.
Ma il coinvolgimento di ‘o Nasone non è mai finito del tutto. Il boss della Sanità è stato di nuovo chiamato in causa dalla presunta implicazione nei fatti di Massimo Abbatangelo deputato dell’MSI (Movimento Sociale Italiano). È infatti risaputa la posizione politica di Misso molto vicina alla destra missina. Abbatangelo secondo gli inquirenti avrebbe consegnato al capo clan parte dell’esplosivo utilizzato per l’attentato. Addirittura Misso avrebbe anche corrotto il maggiore dei carabinieri Antonio Francavilla con lo scopo di ottenere informazioni riservate sulle indagini in corso.
Ma Misso ha continuato a negare e a difendersi, affermando che non è affatto vero che lui avrebbe partecipato insieme ad Abbatangelo ad un incontro con Calò all’interno di un negozio di tessuti in via Duomo. Sarebbe stato in quell’occasione che al boss sarebbero stati consegnati alcuni candelotti esplosivi. ‘o Nasone, in Tribunale, rivolgendosi ai pentiti e al Pm, ha dichiarato: “Ferraiuolo? È un altoparlante della questura di Napoli e di quella di Firenze, quindi dove il pubblico ministero è di casa. Luongo? Le sue dichiarazioni sono forzate e quindi accontentano tutti: Pm, periti, giudici istruttore. A volte noi commercianti di via Duomo ci siamo riuniti per organizzare il nostro appoggio elettorale al MSI. È vero nutro delle simpatie per Mussolini: se questa è una colpa allora sono colpevole. Ma non ero a capo di nessun gruppo e riunioni politiche non ne abbiamo fatte. Questa è la verità che si cerca di distorcere“.
E poi, come riportato nel libro “I boss della camorra” di Bruno De Stafano: “Sono totalmente estraneo a quell’orrendo crimine e a tutte le infamanti accuse che vengono loro rivolte senza nessuna prova e soltanto da falsi pentiti strumentalizzati da ben noti e squalificati personaggi della magistratura e dei cosiddetti servizi segreti. Ma col tempo la vera giustizia farà crollare tutta questa ignobile montatura, organizzata solo allo scopo di tenere in carcere tre innocenti che, insieme alle povere vittime della strage del treno di Natale e ai loro familiari, rappresentano oramai le vittime civili di questa tragica vicenda ed orrido complotto“.
La vicenda giudiziaria è stata lunga e ricca di colpi di scena. Il 25 febbraio del 1989 la Corte ha condannato in primo grado Misso all’ergastolo. In appello, però, è stato ribaltato il verdetto della Corte d’assise. Infatti ‘o Nasone è stato assolto dall’accusa di strage ed è stato condannato a 5 anni di reclusione solo per la detenzione di ordigno esplosivo. In pratica per i giudici il boss avrebbe avuto i candelotti ma non li avrebbe utilizzati per l’attentato. Il 5 marzo del 1991 la Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione per strage nei confronti di Misso ma ha disposto un nuovo processo per porto e detenzione di esplosivi. Il 14 marzo del 1992 i giudici hanno confermato la pena a ‘o Nasone ma riducendola da 5 a 3 anni.
Finita l’odissea giudiziaria di Giuseppe Misso, il capitolo conclusivo dell’intera vicenda c’è stato diversi anni dopo, il 15 maggio del 2001. Quel giorno è stato ucciso il collaboratore di giustizia Ferraiuolo. Se ‘o Nasone sia stato il mandante è ancora un mistero.
LE VITTIME DELLA STRAGE
Giovanbattista Altobelli (51)
Anna Maria Brandi (26)
Angela Calvanese in De Simone (33)
Anna De Simone (9)
Giovanni De Simone (4)
Nicola De Simone (40)
Susanna Cavalli (22)
Lucia Cerrato (66)
Pier Francesco Leoni (23)
Luisella Matarazzo (25)
Carmine Moccia (30)
Valeria Moratello (22)
Maria Luigia Morini (45)
Federica Taglialatela (12)
Abramo Vastarella (29)
Gioacchino Taglialatela (50, successivamente)
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