Era la stagione 1982-1983, quinta giornata. A sfidarsi il Napoli e la Roma allo stadio San Paolo. La squadra giallorossa vincerà per 3 a 1 scatenando la furia dei tifosi azzurri. Vandalismo, risse, lancio di oggetti, settore distrutto e cariche con la Polizia all’esterno dello stadio dopo la partita. L’ambiente napoletano dal punto di vista calcistico non se la stava passando bene, senza sapere che sarebbe bastato aspettare ancora un pò di tempo prima dell’arrivo di Diego Armando Maradona. Ma questa è un’altra storia.
Facciamo di nuovo un passo indietro e torniamo nel 1982, precisamente nel mese di ottobre. Quegli incidenti sono diventato oggetto di un’inchiesta della Procura di Napoli che aveva ipotizzato il coinvolgimento della camorra. In pratica dietro le feroci proteste dei tifosi ci sarebbe stato un clan della città. Come elemento in più per le indagini i Pm hanno utilizzato uno striscione che quel giorno aveva sorvolato l’impianto di Fuorigrotta.
“FERLAINO VIA, JULIANO TORNA“, queste le parole scritte sullo striscione trasportato da un aereo da turismo che era passato sopra lo stadio San Paolo. A tirare i fili di questa vicenda è stato Giuseppe Misso “o Nasone”, boss della Sanità e uno tra gli uomini più potenti di Napoli in quegli anni. Secondo gli inquirenti, lo scopo del capo clan sarebbe stato quello di aizzare i tifosi contro il presidente Corrado Ferlaino. Infatti, quella stagione andava male per la squadra partenopea tra pareggi e sconfitte che si alternavano. Negli stessi giorni bombe al tritolo esplodevano dinnanzi all’abitazione e all’ufficio del presidente del club.
Nel 2007 si è pentito Giuseppe Misso junior detto “o Chiatto“. Il giovane ha 31 anni ed era il delfino dello zio. Ma questa decisione improvvisa non solo ha cambiato le sorti della potente organizzazione criminale, ma ne ha addirittura pregiudicato il futuro. In merito ai rapporti tra la camorra e le curve, Misso junior ha dichiarato: “In curva A comandava il gruppo del rione Sanità, anche in relazione all’opposizione degli striscioni e l’ingresso di nuovi gruppi di tifosi. C’era una vera e propria legge di camorra, in curva. E ricordo che a un certo punto mio zio Giuseppe Misso impose che il gruppo della Masseria Cardone uscisse dalla curva A per problemi che si erano verificati tra i Misso e i Licciardi. E infatti la Masseria Cardone dovette spostarsi nei distinti”.
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