Erano intercettate grazie a un virus informatico che riusciva a vedere tutto quello che facevano con cellulari e computer. Ancora una volta la tecnologia, oltre alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e ad accertamenti patrimoniali, incastra boss, affiliati e donne della camorra.
Questa volta nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli è finita la quota rosa del clan Zagaria, uno delle famiglie principali del cartello dei Casalesi. Dopo l’arresto di Michele “Capastorta“, avvenuto nel dicembre del 2011, le redini del clan sono passate in mano alle donne che gestivano la cassa e si preoccupavano di pagare gli stipendi agli affiliati e soprattutto portare messaggi dal carcere alla strada.
Quattro le donne arrestate questa mattina dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Napoli, guidata da Giuseppe Linares, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, Federica Colucci.
Destinatarie la sorella di Michele Zagaria e tre cognate del boss, tutte sposate con altrettanti fratelli. Si stratta di Beatrice Zagaria, Francesca Linetti, moglie di Pasquale Zagaria (detenuto), Tiziana Piccolo, moglie di Carmine (attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale), Patrizia Martino, moglie di Antonio (detenuto). Tutte e quattro dovranno rispondere di ricettazione aggravata perché destinatarie di risorse dell’organizzazione riservate al pagamento dello “stipendio” mensile agli affiliati.
Nelle circa 200 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Federica Colucci emerge lo stato di assoluto benessere nel quale vivevano cognate e sorella del boss dei Casalesi. Percepivano 2500 euro al mese più la tredicesima in occasione delle festività natalizie. Inoltre ogni viaggio che effettuavano per andare a far visita a mariti e al boss Michele Zagaria era rigorosamente rimborsato. Ogni famiglia spendeva circa 3500 euro ogni sei mesi, solo per andare a far visita ai loro cari in carcere.
Altri dettagli, soprattutto sulla figura di Francesca Linetti, li rivela il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino. La donna, moglie di Pasquale Zagaria, è nata a Cremona e dopo aver vissuto a lungo a Parma si è trasferita a Casapesenna, nel Casertano, comune natale di Zagaria e quartier generale dell’organizzazione.
In un verbale del 4 marzo del 2015, Caterino racconta:
“Suo padre era un ricco imprenditore del Nord caduto in disgrazia e che negli anni Novanta vendette una tenuta molto grande in Umbria che fu acquistata da Zagaria quasi per un miliardo di vecchie lire – racconta alla Dda di Napoli il pentito – a volte ci ho dormito perché accompagnavo Nicola, il padre di Michele che si occupava della potatura delle piante. Linetti non era visto di buon occhio da Michele perché era troppo emancipata, troppo bella e molto appariscente e cozzava con l’ambiente di Casapesenna. Ma il boss non ha mai fatto mancare nulla a lei anche dopo l’arresto di Pasquale”.