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Scacco ai padroni di Ponticelli, smantellato il clan De Micco. Il boss: “Sono il capo perché penso”

In manette il reggente Luigi De Micco. Il clan aveva il monopolio assoluto degli affari illeciti

Erano i padroni incontrastati di Ponticelli dopo i ridimensionamenti dei clan D’Amico e De Luca Bossa. Imponevano la loro legge su qualsiasi cosa: dal pizzo sulle bancarelle alla tangente per le attività commerciali presenti sul territorio. Gestivano il traffico di droga imponendo due regole precise alle piazze di spaccio presenti nella zona di Napoli est. “O la prendi da noi o ci paghi un fisso mensile”. Una situazione di monopoli assoluto.

Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli, guidati dal primo dirigente Luigi Rinella e dal vicequestore Mario Grassia (sezione omicidi), hanno smantellato nella notte del 28 novembre il clan De Micco di Ponticelli, soprannominati anche “Bodo” per via del tatuaggio nato dal nome di un cartone animato. Sono 23 gli arresti eseguiti dai poliziotti al termine delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Di questi, 22 sono finiti in carcere mentre ai domiciliari è finito un collaboratore di giustizia. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione e incendio, con l’aggravante del metodo mafioso prevista dall’articolo 7.

Luigi De Micco

IN MANETTE IL BOSS- In manette anche Luigi De Micco, 41 anni, considerato dagli investigatori l’attuale reggente del clan. Fratello maggiore di Marco e Salvatore De Micco, arrestati negli anni passati, Luigi De Micco scampò lo scorso anno a un agguato. Erano le 13.30 de 10 novembre 2016 quando da un’auto vennero esplosi oltre 15 colpi d’arma da fuoco in direzione del boss e del suo uomo fidato, Antonio Autore. Entrambi riportarono ferite non gravi.

GLI OMICIDI DEI RIVALI – Il clan, nato nel 2012 da una costola del clan Cuccaro, aveva preso in mano le redini delle attività illecite della zona di Ponticelli, eliminando pian piano tutti i suoi avversari. Nell’indagine odierna non è stata fatta luce sull’omicidio di Annunziata D’Amico, la “passilona” del Rione Conocal, sorella dei boss Giuseppe e Antonio D’Amico, uccisa in un agguato nell’ottobre del 2015. Un omicidio che segnò di fatto la supremazia dei “Bodo” nella zona di Napoli est. Supremazia difesa negli ultimi anni con omicidi eccellenti, come quello di Salvatore Solla avvenuto a pochi giorni dallo scorso Natale. Solla venne ucciso perché rifiutò di stare alle regole del clan. Gestiva una piazza di spaccio e non voleva né pagare la quota mensile né prendere la droga dai De Micco.  Quest’ultimi – secondo quanto poi emerso nelle indagini – avevano pianificato anche l’eliminazione di altri due “impostori”: Michele Minichini, ritenuto vicino in passato al clan De Luca Bossa, e Bruno Mascitelli (arrestato nel settembre del 2017), legato al vecchio clan Sarno e poi ai De Micco. Piano che però non è stato mai portato a termine.

LE PAROLE DEL BOSS – Il clan De Micco aveva una rigida divisione gerarchica. A comandare era Luigi De Micco che in più di  una circostanza ripeteva ai suoi affiliati l’importanza del suo ruolo. “Perciò esiste il capo: per pensare”.