Michele Barone, oggi collaboratore di giustizia ma un tempo fedelissimo di Michele Zagaria, questo martedì durante un processo in cui il capo dei Casalesi è imputato assieme all’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha dichiarato importanti rivelazioni sul boss.
“Michele Zagaria mi ordinò nell’aprile del 2009 di progettare un attentato contro l’ex sindaco di Casapesenna Giovanni Zara, ma mi raccomandò di farlo passare come un incidente. ‘Vivo o morto non mi interessa, gli va data una lezione’, mi disse il boss“, accuse importanti, Giovanni Zara, che nel 2009 fu sfiduciato per aver accusato pubblicamente il clan dei Casalesi, sarebbe dovuto morire. Una persona scomoda che Zagaria voleva far sparire ma senza che la sua morte potesse in qualche modo essere collegata a lui.
La colpa di Zara era, secondo quanto raccontato da Barone, quella di voler denunciare i consiglieri legati al clan dei Casalesi:
“Zagaria disse a me e Salvatore Nobis di preparare l’attentato perché Zara si era messo contro il clan e perché temeva che denunciasse i legami di alcuni consiglieri comunali con il clan. Incaricai il figlio di Salvatore, Mario, di andare a Villa di Briano per vedere dove abitavano Zara e la moglie. Furono coinvolti anche altri uomini del clan, che pedinarono l’ex sindaco per giorni, fino alla sua abitazione. Decidemmo che doveva essere usata una Jeep per colpire Zara; poteva essere un investimento, l’importante era simulare un incidente, in modo che nessuno potesse collegare il fatto al clan. Queste furono le indicazioni di Zagaria“.
Il piano ha raccontato Barone, nonostante i numerosi pedinamenti all’ex sindaco Zara e sebbene avessero studiato ogni minimo dettaglio, fallì:
“Non agimmo più perché Zara probabilmente durante un comizio per le elezioni convocate dopo la sua caduta, fece alcune dichiarazioni contro alcuni consiglieri comunali che lo avevano sfiduciato, dicendo che erano guidati dal clan Zagaria; uscirono così degli articoli di stampa e lui divenne noto, sicché fu impossibile portare a termine l’azione; la stessa sarebbe stata immediatamente ricondotta a noi“.
Il collaboratore di giustizia durante l’udienza odierna in cui Zara è parte offesa, ha ribadito quanto già aveva detto nell’interrogatorio fatto all’incirca un anno fa alla Dda. Le sue dichiarazioni ora saranno al vaglio dei giudici.