La prima faida di Scampia ha provocato oltre 70 morti in un solo anno, oltre ad affiliati e fiancheggiatori dei clan hanno perso la vita anche persone innocenti. La prima guerra di “Gomorra”, detta anche faida di Secondigliano, esplode nel novembre 2004 e dura fino a marzo 2005, si sviluppa principalmente nei quartieri di Scampia, ma coinvolge anche altre zone della periferia Nord di Napoli: Secondigliano, Melito, Marano, Mugnano, Casavatore, Arzano, Giugliano e Bacoli. E’ la guerra del clan Di Lauro, capeggiato prima da Paolo Di Lauro e poi dai figli, contro gli “Scissionisti“, gruppo nato da una costola dei Di Lauro con a capo il boss Raffaele Amato. Lo scontro nasce dal momento in cui Di Lauro, raggiunto da un provvedimento restrittivo e la latitanza, lascia spazio al figlio Cosimo, suo primogenito (in carcere al 41bis a scontare una condanna di 30 anni). Il ragazzo ben presto inizia a screditare il ruolo di coloro che avevano aiutato Ciruzzo ‘o Milionario a raggiungere il potere (Abate-Notturno, Abbinante, i Marino e soprattutto gli Amato Pagano). I clan giungono dunque alla scissione, a causa dello scontento che si era creato nello storico sodalizio criminale, con l’omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, il primo luogotenente e pupillo di Di Lauro junior. Una vera dichiarazione di guerra che apre le porte a omicidi, vendette e attentati.
“Fu un omicidio commesso dagli Scissionisti, ne sentii parlare da Rito Calzone, che mi disse che vi era stato uno scambio di persona, relativo alla vittima da abbattere”.
I parenti di Dario Scherillo fin dall’omicidio del ragazzo si sono battuti per far emergere l’innocenza del 26enne, ma solo le parole del pentito sono riuscite a mostrare agli occhi di tutti chi era davvero quel ragazzo in sella allo scooter morto per un tragico scambio di persona. Il fratello della vittima, Pasquale, ha raccontato:
“Dario aveva lo stesso scooter, dello stesso colore e con una targa simili a quello del pusher della zona che fino a pochi minuti prima aveva stazionato in quella strada. Era innocente. Si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato”.
Quella scissione avvenuta nel 2004 costò la vita anche ad altri innocenti come Antonio Landieri, disabile ucciso per errore ai Sette Palazzi il 6 novembre 2004 e Attilio Romanò, ucciso per errore a gennaio 2005. A far luce sugli omicidi e su quei mesi di terrore è stato il duro lavoro della magistratura congiunto ai pentimenti eccellenti avvenuti in quegli anni. Una guerra terminata solo in apparenza con l’arresto di Paolo Di Lauro, avvenuta il 16 settembre 2005, e il bacio in un’aula di tribunale tra il boss e Vincenzo Pariante, elemento di spicco del clan degli Scissionisti. Il traffico di stupefacenti non si è mai fermato nella zona Nord di Napoli e con il tempo sono poi tornati gli scontri tra clan e le relativi vittime.
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