Tremila euro al mese per intestarsi un omicidio e scontare la condanna all’ergastolo salvando di fatto chi quell’azione l’aveva veramente compiuta. Sono le clamorose rivelazioni dei collaboratori di giustizia, Gennaro Notturno e Pasquale Riccio, che stanno fornendo agli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dichiarazioni utili a ricostruire le tre faide di Scampia. Un periodo lungo dieci anni, dal 2004 al 2014, che ha ancora numerosi punti oscuri.
Così dai primi verbali dei due nuovi pentiti emergono particolari inquietanti. Come nel caso dell’omicidio di Gelsomina Verde, la 21enne torturata, ammazzata e bruciata dalla camorra il 21 novembre del 2004 perché si rifiutò di aiutare gli uomini dei Di Lauro nella caccia a un suo ex fidanzato scissionista. Quel Gennaro Notturno, 47 anni, alias ‘o Sarracino, che da qualche settimana sta aiutando i magistrati Maurizio De Marco e Vincenza Marra a riscrivere la storia di quella cruenta faida che solo tra il 2004 e il 2005 uccise ben 84 persone e che potrebbe far luce anche sull’omicidio della sua ex fidanzata, amica del fratello Vincenzo Notturno detto “Vettorio“, 40 anni. Per l’omicidio di Mina Verde sono state condannate in via definitiva solo due persone: Ugo De Lucia all’ergastolo e Pietro Esposito, pentitosi il giorno dopo il suo arresto, condannato a 7 anni e sei mesi.
“Antonio Mennetta – spiega Pasquale Riccio nel verbale pubblicato domenica 1 ottobre da Il Roma – fece ritornare nel 2012 i De Lucia nella zona del Perrone perché aveva un debito di riconoscenza verso di loro e in particolare verso Ugo De Lucia, e gli mandava anche la mesata, ovvero 3mila euro al mese. Stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Gelsomina. Quando si parlava di lui, che era innocente. Noi abbiamo sempre creduto che ad uccidere Gelsomina Verde sia stato Mennetta e che tutt’ora lui paga il suo silenzio con 3mila euro al mese”.
Le parole di Pasquale Riccio, un tempo affiliato al clan Abbinante di Secondigliano, imparentato proprio con i Notturno. In un verbale del marzo 2015, Riccio racconta che Antonio Mennetta detto “Er Nino”, nato “camorristicamente” nel clan Di Lauro per poi rendersi protagonista con i ragazzi di via Vanella Grassi di una serie di giravolte nel decennio della faida, sosteneva di avere “un obbligo di riconoscenza verso Ugo De Lucia”.
“Mennetta ci ha sempre detto che Ugo De Lucia è innocente e lo diceva facendoci intendere che era stato lui: “se ti dico che innocente è perché so che è innocente. So che gli versa tremila euro al mese e che ha voluto nel 2012 il ritorno della famiglia De Lucia nel rione del Perrone, dopo che la stessa era stata cacciata dagli scissionisti perché perdente nella faida. Quindi noi pensammo che De Lucia avesse coperto la responsabilità di Mennetta, probabilmente nell’omicidio di Gelsomina Verde”.
Killer salvati – stando sempre alle parole di Pasquale Riccio – anche nell’agguato che provocò la morte di Carmela Attrice, 47 anni, madre di Francesco Barone ‘o russo, passato nella faida con gli Scissionisti. Dopo una serie di minacce, la donna venne uccisa perché non volle abbandonare la propria abitazione nelle Case Celesti di Scampia e non aiutò i Di Lauro a scoprire dove si nascondeva il figlio. Ad attirare Carmela Attrice nella trappola dei killer fu un ragazzino di 16 anni che citofonò alla donna, facendola scendere giù al palazzo dove poi venne uccisa a colpi d’arma da fuoco. Per quell’omicidio sono state condannate sette persone, alcune delle quali sarebbero pagate dal clan per il loro silenzio.
“I ragazzi che sono stati condannati – spiega Riccio – sono estranei a quell’agguato. Da carcerati vennero abbandonati dai Di Lauro e per questo Gennaro Marino continua a pagarli. Faccio riferimento in particolare a Michele Tavassi, che stava nella mia stessa sezione a Santa Maria Capua Vetere”.