E’ stato un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a denunciare tutto alla Procura di Firenze e a far partire le indagini. Indagini che hanno scoperchiato un mondo universitario fatto di corruzione e clientelismo, dove i “baroni” decidevano chi meritava o meno di fare carriera.
Oltre 500 i militari della Guardia di Finanza che lunedì 25 settembre hanno dato esecuzione a una vasta operazione – denominata “Chiamata alle Armi” – su tutto il Territorio nazionale, nell’ambito della quale sono stati eseguiti 29 provvedimenti cautelari personali – emessi dal gip del tribunale di Firenze – nei confronti di docenti universitari (7 agli arresti domiciliari e 22 interdetti allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi) per reati di corruzione e più di 150 perquisizioni domiciliari presso Uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Nei confronti di altri 7 docenti universitari, il Giudice per le Indagini Preliminari di Firenze si è riservata la valutazione circa l’applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio degli stessi.
COINVOLTO EX MINISTRO – In totale sono 59 i docenti universitari complessivamente indagati per reati di corruzione. Tra questi c’è anche l’ex ministro Augusto Fantozzi. Le misure coercitive sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze su richiesta della Procura della Repubblica fiorentina diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo.
I NOMI – I sette professori destinatari di misura cautelare ai domiciliari sono Guglielmo Fransoni, residente a Roma, tributarista e professore a Foggia, Fabrizio Amatucci, professore a Napoli, Giuseppe Zizzo, della libera università Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese), Alessandro Giovannini dell’università di Siena, Giuseppe Maria Cipolla dell’università di Cassino, anche lui residente a Roma, Adriano Di Pietro (nato a Napoli) dell’università di Bologna, Valerio Ficari, ordinario a Sassari e supplente a Tor Vergata a Roma.
IL CASO DEL RICERCATORE – Il contesto investigativo ha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario – alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse Commissioni nazionali (nominate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le procedure di Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario – finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.