Ucciso un sabato pomeriggio nel fortino del clan a poche ore da una partita del Napoli allo stadio San Paolo. Emergono dettagli importanti sull’omicidio di Giuseppe Perna, 41 anni, uno dei pezzi da novanta del clan Pesce-Marfella di Pianura, ucciso il 5 marzo 2016 nella zona delle case popolari di via Evangelista Torricelli. La vittima si trovava in un biliardo adibito a pub abusivo, presente tra le scale delle palazzine, quando i sicari lo hanno mandato all’altro mondo.
Gli inquirenti sin da subito hanno seguito la pista dell’epurazione interna al clan. Oggi è arrivata l’ulteriore conferma grazie alle parole di uno degli ultimi reggenti del clan pianurese, Pasquale Pesce detto “Bianchino”, 41 anni, che dallo scorso luglio, dopo due anni di detenzione e diversi processi in corso, ha deciso di abbracciare la strada della collaborazione e provare a non marcire in carcere fino alla fine dei suoi giorni.

Pesce sta parlando e svelando informazioni preziose ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Diversi ancora gli omicidi da risolvere individuando mandanti ed esecutori. Tra questi vi era anche quello di Giuseppe Perna, elemento di spicco dei Pesce-Marfella e ucciso proprio nel quartier generale dell’organizzazione camorristica. Perna avrebbe pagato con la vita uno sgarro alle casse del gruppo e sarebbe stato ucciso – stando alle parole dell’ex boss – dai suoi luogotenenti che dopo il suo arresto portavano avanti gli affari illeciti del clan.
Pesce fa nomi e cognomi e attribuisce la paternità dell’omicidio a Vincenzo Foglia, 63 anni. Ecco le sue parole pubblicate questa mattina sul quotidiano Il Roma. “Quando ero detenuto ho appreso della morte di Giuseppe Perna. Ero preoccupato di sapere chi lo avesse ucciso. Tramite i colloqui in carcere che Vincenzo Foglia aveva con il figlio Giuseppe, mentre io avevo il colloqui con la mia convivente Rita Pepe, sapemmo che sul luogo del delitto, fuori al biliardo, erano presenti Vincenzo Foglia, Salvatore Schiano, Carmine Perna e Giuseppe Perna, il quale per ultimo si allontanò per ritirare dei panini al pub di un certo Ernesto. Sapemmo anche che i killer entrarono dall’uscita di sicurezza e Perna, pur accorgendosene, non ebbe il tempo di reagire. Durante uno di questi colloqui feci segno a Vincenzo Foglia, portandomi una mano al petto per intendere se fosse stato un omicidio “interno” e questi mi rispose con lo stesso gesto, dicendo con il labiale che era tutto a posto, facendomi così capire che era stata una cosa interna al clan. Ritengo che sia stata un’iniziativa di Vincenzo Foglia, in quanto in quel momento, essendo i capi tutti detenuti, era lui a gestire gli affari del clan PesceMarfella”.