Bruno, Salvatore e Assunta Potenza avevano un’altra sorella, Olimpia. Avevano perché lei non c’è più, è morta lo scorso 14 agosto. Ma Olimpia ha iniziato a lasciarli da tempo, precisamente da cinque anni, dal 15 gennaio 2012, giorno in cui è morto suo padre Mario Potenza, meglio conosciuto come ‘o Chiacchierone.
Olimpia era affetta dalla sindrome di down e nell’ultimo periodo della sua vita sono venute a mancare alla sua famiglia le risorse necessarie per curarla al meglio. Tutto è cominciato nel maggio del 2011, quando durante una perquisizione in casa di Mario Potenza sono stati rinvenuti in una parete 8 milioni di euro in contanti. Da li è scattata l’operazione ‘Megaride‘, basata su di un’indagine che ha coinvolto anche l’allora capo della Squadra Mobile Vittorio Pisani, Salvatore Lo Russo, boss dell’omonimo clan e i fratelli Marco, Massimo e Carmine Iorio imprenditori nel settore della ristorazione.
Le accuse? I Potenza avrebbero riciclato il denaro dei Lo Russo nelle attività degli Iorio che sarebbero stati aiutati da Pisani che avrebbe a sua volta sviato le indagini, essendo il boss dei Capitoni un suo confidente. Una vicenda complessa, che è terminata dopo 5 anni quando a novembre del 2016, la Corte di Cassazione ha definitivamente assolto Pisani (ritenuto innocente anche nei precedenti gradi di giudizio) e condannato per associazione a delinquere finalizzata all’usura Bruno Potenza, Salvatore Potenza e Assunta Potenza rispettivamente a 9, 6 e 2 anni di reclusione. È definitivamente caduta l’accusa di associazione mafiosa, reato per i quali i Potenza sono stati assolti e dichiarati innocenti.
In realtà per la famiglia Potenza quel giorno non è finito nulla, anzi l’odissea, l’incubo, erano appena cominciati. Infatti, durante il periodo del processo sono stati sequestrati per volere dell’autorità giudiziaria tutti i conti correnti e diverse attività di famiglia. “Hanno persino perquisito le bare nella cappella di famiglia. Sono venuti all’improvviso mentre eravamo al cimitero per la riesumazione di mia nonna. Pensavano che avevamo nascosto dei soldi anche la dentro. Una delle cose più brutte che abbia mai vissuto“, ci ha raccontato Immacolata ‘Titta Potenza, figlia di Bruno. Tutto questo ha comportato molte difficoltà economiche che hanno inciso in modo determinante su altre situazioni. Ed una di queste è relativa proprio a Olimpia Potenza.
Infatti, lo scorso aprile è stato eseguito un altro sequestro preventivo nei confronti dei Potenza, che ha colpito un ristorante della famiglia a Milano e nuovamente i loro conti correnti. Non solo, ad essere sospesa, è stata anche la pensione di invalidità destinata a Olimpia. “Già ho dovuto penare per ottenere l’affidamento considerato che mio marito vive a Milano. Questo mi ha impedito per molto tempo di poter riscuotere la pensione. Poi c’è stato il blocco che ha impedito il nostro accesso ad una piccola risorsa economica utile per comprare le medicine a mia cognata e coprire le nostre spese quotidiane. Da quando è successo tutto questo abbiamo molti problemi“, ha dichiarato Antonella Tramontano, moglie di Salvatore Potenza.
E non è tutto, “quando la pensione ci è stata sbloccata una prima volta abbiamo anche dovuto pagare gli arretrati che lo stato ha voluto di tasse. Mettici le spese per l’avvocato, sinceramente era diventata una missione impossibile, considerato che avevamo la priorità che era rappresentata da Olimpia. Devo dire che in quel caso ci hanno aiutato molti nostri amici“, ha proseguito Antonella. La cosa incredibile e che quando ad aprile c’è stata quell’operazione giudiziaria, la pensione di Olimpia è stata bloccata di nuovo. Quando è stata ripristinata? Questo mese d’agosto, pochi giorni prima che Olimpia morisse.
Nel frattempo Salvatore Potenza e suo figlio Mario si sono trasferiti a Milano, costretti a lasciare Napoli, città dove per loro c’erano poche opportunità di rinascita. Si mettono a lavoro e dopo un pò di tempo riescono a prendere un locale. Avviano, con i soldi derivanti dalla vendita di due appartamenti nel loro quartiere di nascita, un’attività di ristorazione nel capoluogo lombardo. Le cose iniziavano a girare per il verso giusto, Mario sta vivendo li con la moglie e insieme stanno organizzando la loro nuova vita. Ricominciare, magari mettendo al mondo un figlio.
Purtroppo non è andata come previsto, infatti quel 3 aprile ai Potenza non solo è stata tolta la loro nuova attività, ma anche qualcosa di più grande. Una sfortunata coincidenza ha voluto che a sapere dalle autorità dell’imminente sequestro, sia stata la moglie di Mario. La giovane quel giorno non si è sentita bene, infatti, è stata accompagnata in ospedale. La ragazza era incinta da quasi 3 mesi, lo era perché quel giorno ha abortito. Il dramma è avvenuto dopo che la coppia ha sostenuto tanti sacrifici proprio per avere questo bambino, tra cui 3 anni di cure mediche in Svizzera a cui si è sottoposto Mario.
Ma tutta questa storia ha un’altra protagonista, Titta Potenza. Quest’ultima ha una figlia di 12 anni ed è separata dal marito, “anni fa ho fatto un incidente, da quel giorno ho contratto l’ostiomelite. Con i soldi vinti dalla causa ho acquistato un appartamento per me e mia figlia. L’ho dato in fitto e con la rata mi pagavo una casa a Varcaturo. L’autorità giudiziaria me l’ha poi sequestrata. Gli inquilini che ci vivono versano la quota del fitto ad Equitalia. Ed io sono stata sfrattata dall’appartamento di Varcaturo perché non ero più in grado di pagare l’affitto. E dove andiamo a vivere mia figlia ed io? Meno male che mia madre ci da una mano“.
Le sventure per Titta non sono finite: “sempre con una parte dei soldi messa da parte dall’incidente, con mia sorella, siamo riuscite a prendere in gestione un bar al Lago Patria. Ci è stato sequestrato anche quello con l’accusa che lo avremmo aperto con i soldi di mio padre. Ma questo non è affatto vero“.
I fatti sono accennati in un post che Mario Potenza ha pubblicato su Facebook come uno sfogo, un grido.
PUBBLICHIAMO IL POST INTEGRALE CHE MARIO POTENZA HA POSTATO SUL SUO PROFILO FACEBOOK:
“Oggi 14 agosto e morta Olimpia Potenza una ragazza con la sindrome Down. Lei era mia zia una persona fantastica, una ragazza che veniva trattata come una principessa. Parlava, camminava amava i bambini, ricordo ancora che a me chiamava Ciccio Bello. Con il passar degli anni, dopo la perdita di mia nonna, lei ha iniziato a sentire la sua mancanza e non ha più parlato. Poi ha iniziato a sentirsi sola, nonostante molti di noi siamo stati presenti. Finché il 30 giugno 2011, abbiamo subito un sequestro per camorra: ci hanno distrutto la vita perché per loro noi abbiamo riciclato i soldi di un clan, cosa non vera e dimostrata in aula di Tribunale perché la mia FAMIGLIA è composta da persone che hanno sempre lavorato. Mio padre ha lavorato fin da quando aveva 15 anni, ha avuto tante fasi nella sua vita, gli mancavano anche 13 esami per diventare avvocato ma per lo stato noi siamo dei criminali. Da qui incomincia l’odissea della nostra vita incominciando con la chiusura delle attività, alcune vendute, altre distrutte da una cattiva gestione sia dello stato che dai gestori messi da loro stessi. Senza conoscere l’esito del processo sono venuti al cimitero dove stavamo riesumando mia nonna e senza avere nessun permesso dalla chiesa si sono permessi di mettere le mani nei nostri defunti per cercare se noi avessimo occultato altri soldi all’interno dei nostri defunti. Ma ci rendiamo conto, lo stato la magistratura quante schifezze commettono senza pagarne le conseguenze, addirittura si sono permessi di sequestrare la pensione di una bambina Down rimasta orfana di madre e di padre. Provate a chiedere le cure di cui hanno bisogno le persone Down, ma lo stato con questo sequestro non ha permesso tutte le cure. E poi i ristoranti sequestrati, i conti sequestrati, essere allontanati dalle nostre attività dove regolarmente abbiamo lavorato. In più solo se rivedete tutto il processo è da prendere e stracciare. Delle varie incongruenze del processo non sto qui ad parlare perché è solo da volta stomaco quello che la magistratura si è permessa di fare nel nostro processo. Dopo 5 anni di battaglie in tribunale con sentenze assurde siamo riusciti a dimostrare che le nostre attività sono state acquistate onestamente, eppure ci ritroviamo con i conti prosciugati e con molte attività piene di debiti ed alcuni locali venduti senza aver alcuna sentenza di confisca. Ma siamo in Italia cosa c’è da meravigliarsi, dopo tutto questo riprendiamo la nostra vita e decido di andare via da questa città per andare a Milano dove con molti sacrifici riusciamo ad aprire un altro ristorante dove lavoriamo dalla mattina alla sera, io come pizzaiolo, mio padre in cucina malato di cuore con due angioplastiche, però sempre presente nell’attività, senza nasconderci da nessuno, andando vicino anche ai tavoli a prendere le comande ed a lavorare a contatto con un forno a legna.
Chi solo chi fa questo lavoro sa bene i sacrifici che ci vogliono, ci siamo costruiti un nome, il ristorante stava andando la gente rimaneva contenta ed io finalmente mi sono fatto tante amicizie importanti con tanti clienti, lavorando onestamente. Ci sono video e foto di gente che ha frequentato il nostro locale che sa bene che eravamo presenti nell’attività come lavoratori, fino al 3 aprile 2017 dove ancora una volta lo stato attiva il tribunale di misure e prevenzione un tribunale che dice: ‘Come avete potuto comprare questi beni?’ e qui mi sorge la domanda: ma non lo abbiamo già dimostrato una volta? Ma a loro non basta averci distrutto già in passato, vuole ancora una volta complicarci la vita senza ritegno, senza andare in fondo alla storia senza vedere che le attività società immobili risequestrate sono state regolarmente vendute proprio per poterci dare la forza di andare avanti. Ma allo stato non interessa, riparte con i giornali e giornalisti che scrivono una marea di puttanate, sequestri di nuovo tra qui (il locale di Milano) aperto con sacrifici e tanto sudore, dove io dopo tre anni riesco a coronare il sogno della mia vita avere un bambino. Ma il 3 aprile mia moglie il giorno del sequestro perde il bambino di 3 mesi, ora io vi chiedo a tutti come non si esce pazzo verso questo stato schifoso dove per sentito dire o perché un magistrato la mattina si sveglia e decide di distruggere la vita delle persone, ma questa è l’Italia, questa è il paese che si accanisce sulla povera gente l’Italia dei ‘ricuttari’ gente che governa a cazzi loro, politici che si fregano i soldi ma nessuno paga, tanto c’è la gente che lavora onestamente, che butta il sangue e paga per gli altri. Ed ancora una volta lo stato sequestra la pensione di Olimpia Potenza una ragazza affetta da sindrome down. Da quel giorno mia madre si trova a curare mia zia senza pensione cercando di fare il possibile per dagli le migliori cure. dDopo tante istanze per richiedere lo sblocco di questa pensione che, premetto, per legge non può essere sequestrata ma lo stato tanto può tutto che se ne frega, dopo 5 mesi e varie richieste siamo riusciti ad avere lo sblocco ma purtroppo Olimpia si è ammalata di bronchite fino ad oggi 14 agosto 2017 dove purtroppo è morta perché non ce l’ha fatta. Mo io vi chiedo: ci rendiamo conto in che razza di paese di merda con regole di merda viviamo? Senza pensare che a volte, prima di distruggere la vita delle persone per un sentito dire, bisognerebbe riflettete. Oppure prima di sequestrare cercate di vedere cosa sequestrate non fatelo a cazzo di cane. Io sono un ragazzo che crede tanto nella giustizia divina e spero che un domani Dio vi farà pagare tutto il male che avete fatto a me e alla mia famiglia perché questo meritate, solo il peggio perché siete persone senza ritegno e quindi vi auguro tutto il male di questo mondo per farvi provare il dolore che sto provando in questo momento. Rip in pace zia Olimpia ma tutti di conoscevano come zia Api. Mancherai a tutti noi, soprattutto a me che ti volevo un bene di pazzi“.
Scritto con la collaborazione della redazione
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