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Camorra, i boss stanno “cantando”: poker di pentiti a Pianura

Omicidi da ricostruire, alleanze e traffici illeciti: trema la mala dell'area flegrea

Due pentiti da una parte e due dall’altra. Inizia una nuova pagina della camorra di Pianura con le collaborazioni di giustizia avviate nelle scorse settimane e al vaglio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha 180 giorni di tempo per valutare se le rivelazioni di boss e affiliati ai due clan protagonisti dell’ultima faida, i Pesce-Marfella e Mele-Romano, sono da ritenersi valide per far scattare il programma di protezione.

Pasquale Pesce e Salvatore Romano

Quel che è certo è che dopo gli arresti avvenuti tra febbraio e marzo scorso, dal mese di luglio c’è chi ha deciso di iniziare a “cantare” e provare a strappare sconti di pena. Il primo a farsi avanti è Pasquale Pesce, 41 anni, detto ‘Bianchino’, che dopo due anni di carcere (fu arrestato nel luglio del 2015 insieme a Salvatore Marfella, 26 anni, Giuseppe Foglia, 27 anni, Paolo Rosario Furno, 25 anni, Emanuele Bracale, 25 anni) ha deciso di cambiare vita, “passare a una vita normale”. Nei primi verbali  raccolti dal quotidiano Il Roma, Pesce spiega: “Ho iniziato con i Lago e oggi mi ritrovo contro la mia stessa famiglia. Non è possibile continuare a ucciderci tra noi della stessa famiglia”. Il riferimento è alla guerra per il controllo degli affari illeciti contro gli scissionisti dei Mele, alla cui guida c’erano i cugini di sponda materna di Pasquale Pesce, Salvatore e Giuseppe Mele (“i figli ‘e Giulietta”) arrestati nel 2013.

Giuseppe Perna, ucciso in un agguato nel fortino dei Pesce-Marfella

Pesce è ritenuto dagli investigatori uno degli elementi di spicco del clan. Per un periodo ne ha avuto la reggenza insieme ai figli di Giuseppe Marfella, 52 anni (marito della zia di Pasquale Pesce), detenuto al 41 bis da decenni. La sua collaborazione può rivelarsi decisiva nella ricostruzione di una serie di omicidi ancora irrisolti che hanno visto cadere negli ultimi anni Luigi Mele, affiliato all’omonimo clan (il 29 agosto del 2014), Gisueppe Perna, uno dei pezzi da novanta dei Pesce-Marfella, ucciso il 5 marzo 2016 (la pista seguita è quella dell’epurazione interna) e Raffaele Pisa, freddato lo scorso 13 dicembre 2016.

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Raffaele Dello Iacolo

L’altro affiliato di spicco dei Pesce-Marfella che avrebbe deciso di intraprendere la via della collaborazione -secondo quanto riferisce Cronache di Napoli – è Raffaele Dello Iacolo, 29 anni, detto “Toc toc“, gestore di una delle piazze di spaccio più renumerative  del quartiere (quella di via Napoli). “Toc toc”, arrestato lo scorso marzo, ha “lavorato” per entrambi i clan. Un dettaglio non da poco.

Sul fronte degli scissionisti, i Mele-Romano, spicca la decisione di Salvatore Romano, 37 anni, detto “Muoll muoll”, considerato il reggente del clan negli ultimi anni dopo l’arresto dei fratelli Mele. Romano, che è scampato a diversi agguati, è stato arrestato lo scorso febbraio dai carabinieri insieme ad altri tre affiliati (Marco Battipaglia, 40 anni, Antonio Vanacore, 29 anni, e Pasquale Esposito Junior, 24 anni) e da qualche mese si trova in isolamento nel carcere di Secondigliano per salvaguardare la sua incolumità da eventuali ritorsioni.

Le sue prime rivelazioni hanno portato gli investigatori a ritrovare di un cadavere nelle scorse ore in via Vicinale Palminetto, una traversa di strada comunale Pianura-Marano. Si tratterebbe – così come riporta Il Roma – di Giuseppe Celentano, un pregiudicato di 44 anni di Ponticelli. Le parole di Salvatore Romano serviranno a ricostruire la lunga scia di sangue degli ultimi anni e a fare chiarezza sugli omicidi ricordati poco prima e sulle alleanze strette anche con altri clan dell’area flegrea (i Giannelli di Cavalleggeri in primis).

Chiude, almeno per il momento (perché ci sarebbero anche altri affiliati pronti a farsi avanti e “catare”), Antonio Vanacore, luogotenente di “Muoll muoll”, uno dei primi a decidere di passare dalla parte dello Stato con relativo trasferimento dal penitenziario di Secondigliano a un altro carcere.