Ucciso perché ritenuto poco affidabile. Un omicidio voluto dal suo stesso boss per fare “pulizia” interna al proprio clan. Si tratta dell’omicidio di Michele Vignola avvenuto a Parete il 25 luglio del 1997. L’assassinio è stato voluto dal reggente del sodalizio Birra – Iacomino di Ercolano. Dopo 20 anni gli inquirenti, grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, sono riusciti a risalire ad un terzo uomo che ha partecipato attivamente all’agguato.
Si tratta di Giuliano Quaranta, membro di spicco del clan D’Alterio – Pianese. Questa mattina nei suoi confronti i Carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli e chiesta dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia). Per lo stesso caso il 21 gennaio del 2015 sono stati arrestati Salvatore Viola e Lorenzo Fioto, affiliati dell’organizzazione criminale Birra – Iacomino.

Entrambi sono stati condannati all’ergastolo con sentenza emessa dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Gli investigatori hanno usufruito delle dichiarazioni di alcuni pentiti di “prestigio”, come quelle di Francesco Ruggiero, Franco Sannino (entrambi affiliati al clan Birra) e Antonio Birra, già reggente dell’omonimo sodalizio e fratello del suo fondatore, Giovanni Birra (attualmente detenuto al regime del 41 bis).
Sono stati loro ad aver indicato in Quaranta la figura che ha permesso ai killer Viola e Fioto di individuare e uccidere Vignola, favorendone poi la fuga e la sparizione dell’arma utilizzata per il delitto.