Ivan Granatino ha lanciato l’ultimo progetto discografico ‘Ingranaggi’, dopo due anni dall’ultimo successo, arriva il primo album con la sua etichetta indipendente Napule Allucca che mostra e afferma tutta la sua identità. Un lavoro con cui l’artista si impone nel panorama nazionale, una spinta nuova e differente, un disco pop con accenni di elettronica e rap che compongono 17 brani suddivisi in ingranaggi blu (canzoni in italiano) e ingranaggi rossi (canzoni in napoletano). Il disco apre con un inno all’amore ‘Io non posso’ e prosegue con canzoni di forte impatto come ‘Napule allucca’ e ‘Chapeau’. Se l’underground partenopeo vive un particolare fermento e si spinge verso nuove frontiere, la sua rinascita passa sicuramente attraverso la voce di Granatino e il suo impegno come artista, solido protagonista di questa rivalsa tutta napoletana.
In esclusiva per VocediNapoli.it Granatino ha raccontato la sua musica e il suo progetto…
Un nuovo lavoro discografico ‘Ingranaggi’, una scommessa che si allontana dal sound partenopeo…
“Finalmente abbiamo messo fuori questo disco dopo cinque anni, Ingranaggi era un lavoro tanto atteso e ci è voluto tempo per costruirlo, un disco concetto. Ingranaggi è un gioco con il mio cognome ma ho voluto richiamare la vita, fatta di percorsi. Io sto costruendo a poco a poco me stesso, con piccoli ingranaggi, per ottenere quello che voglio per la mia musica”
Un’etichetta indipendente che lancia il primo disco, una vera ‘liberazione’ dalle catene…
“Napule Allucca” è la mia etichetta, ho voluto crearla per essere libero e per assecondare la mia ambizione di scoprire talenti. Questo è stato il primo disco, distribuito da Believe Italia, ma ci saranno altri progetti, sto lavorando già con altri ragazzi che conto di lanciare a settembre”
Napoli troppo spesso è pregiudizio, ti hanno più volte definito ‘neomelodico’, da tempo ti batti per rivendicare un’identità lontana dagli stereotipi…
“Io non ho nulla contro il termine neomelodico, poi dipende dall’interpretazione. Alcune persone lo utilizzano per offenderti, mi hanno dato del neomelodico, del pop, rock, rapper, io sono un italiano nato a Napoli, nel mio background c’è la musica napoletana. Sono cresciuto con Franco Ricciardi e Nino D’Angelo ma anche con Pino Daniele e i 99Posse. Cerco di fondere tutto nel mio stile, se neomelodico vuol dire nuova-melodia io a Napoli sono uno dei pochi che fa questo genere, ci sono tante cose che mi piacciono di questo stile ma lo identificherei più come old melodia. Io faccio la mia musica, canto italiano, canto napoletano”
All’interno del disco c’è una sola collaborazione, quella con il rapper Bless, perché?
“All’interno del disco c’è Bless, un ragazzo che stimo tantissimo, rapper puro, uno dei king del freestyle. Ci tenevo ad averlo nel disco, avere una collaborazione vuol dire essere ispirati, è inutile farla per fare numero. Ingranaggi è stato un disco fortemente ispirato, c’erano altre collaborazioni ma per questioni di tempo non ce l’abbiamo fatta ad inserirle nel disco”.
Oggi la scena underground partenopea vive un momento di rivalsa, c’è un fermento nuovo o forse ritrovato, come si posiziona Napoli nella scena musicale a livello nazionale?
“Napoli c’è sempre stata solo che deve abbattere molti muri, c’è il pregiudizio sulla città e sulla musica. Facciamo parte dello stesso stivale ma ci sono molti stereotipi negativi e pregiudizi, ancora oggi quei cori allo stadio sono incredibili. Sono stanco di sentire e accettare certe cose, Napoli è molto altro, Napoli allucca arte, il sorriso, non solo pizza e mandolino, un popolo felice, pronto a combattere”
Si è fatto il tuo nome per identificare ‘Liberato’, chi si cela dietro questa misteriosa identità?
“Io non sono Liberato, questa questione mi ha fatto sorridere e riflettere. Tutti pensavano fossi liberato, mi sono arrivate chiamate da persone che fino ad oggi non mi hanno mai fatto un complimento. Questo mi ha fatto capire che ‘Granatino non è mai stato liberato’. Forse è lo stesso stile, scrivere canzoni melodiche con beat hip hop, Liberato è un bel progetto, mi auguro possa abbattere i muri e far passare tutta la musica napoletana”.