Il riferimento del tatuaggio è per un personaggio dei cartoni animati che si chiama Bodo. Ecco da dove deriva il soprannome dei De Micco, clan di Ponticelli protagonista della faida contro i D’Amico per il controllo di un territorio orfano dell’egemonia dei Sarno. I due sodalizi, a partire dal 2009, erano uniti sotto una sola bandiera, ma la pace è durata 4 anni. Nel 2013, infatti, è scoppiata la guerra che ha insanguinato Ponticelli.
Omicidi e arresti hanno indebolito le organizzazioni criminali ma è indubbio che il clan De Micco sia ancora il riferimento per la gestione della attività illecite nel quartiere. Ma la scure della giustizia si è di nuovo abbattuta sul sodalizio, infatti il Tribunale di Napoli ha emesso una sentenza in appello che ha condannato diversi esponenti dei Bodo per un totale di 70 anni di carcere.
Il dibattimento è successivo al maxi blitz che ha portato agli arresti dei vertici dell’organizzazione nel 2015. Ad essere colpiti dalla decisione dei giudici sono stati Salvatore De Micco (a 8 anni, dopo un’altra condanna in un altro processo in cui l’ex giovane boss è stato già condannato a 12 anni), Roberto Scala (a 10 anni, la condanna più severa), Gennaro Sorrentino (a 9 anni), Moreno Cocozza (a 8 anni), Roberto Pane (a 6 anni), Luigi De Liguori (a 4 anni), Giuseppe De Martino (a 6 anni), e Michele Gentile, Giuseppe Napolitano e Giovanni Ottaiano (a 4 anni).
Le accuse sostenute dagli inquirenti e avallate dal Tribunale sono associazione camorristica e estorsioni ai danni dei commercianti del rione, avvenute tramite l’esercizio della violenza con sparatorie intimidatorie e l’utilizzo di bombe esplosive.