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La “Cella Zero” di Poggioreale, 12 rinvii a giudizio per le torture ai detenuti. Il Sappe: “Una strumentalizzazione giornalistica”

Una cella di circa 2 metri di larghezza e 3 di lunghezza, senza finestre con solo le sbarre e le pareti “spesso sporche del sangue dei detenuti costretti a pulirsi li sopra le mani e le ferite“. Questo perché quando ne esci non devi mostrare le violenze subite dentro quel luogo orribile. Si chiama Cella ‘Zero’ (così denominata perché si trova al pianterreno e non è numerata) ed oggi questo spazio criminale e anticostituzionale, è al centro di un’indagine della magistratura. Gli inquirenti si sono attivati in seguito alle denunce di alcuni detenuti che hanno deciso di rendere note le torture subite all’interno del carcere di Poggioreale.

La ‘cella Zero’, così come è intesa, non esiste. Si tratta di una strumentalizzazione pubblicizzata dai giornali. Sono entrato in servizio nel lontano 1979 a Poggioreale e tale cella non era altro che un deposito dei rifiuti in cui i detenuti spesso mettevano in pratica atti criminali“, lo ha affermato Emilio Fattorello, Segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) in Campania che a VocediNapoli ha dichiarato: “Non sono aggiornato sui fatti in questione, conosco la vicenda e sono fiducioso nell’attività inquirente della magistratura. Il corpo della polizia penitenziaria è sereno e solidale con i colleghi che svolgono bene il loro lavoro in condizioni difficili. Chi ha sbagliato pagherà”.

Così, in seguito alle investigazioni effettuate sul caso a partire dal 2014, su un numero iniziale di 22 indagati (21 agenti ed un medico) ne sono stati rinviati a giudizio 12. “Schiaffi, pugni, asciugamani bagnati, alle volte anche delle mazze. Picchiati e umiliati“, raccontano i detenuti testimoni di quei terribili episodi. Dei veri e propri pestaggi commessi da gruppi di agenti penitenziari nei confronti di un solo uomo, vittima di chissà quale punizione. La Cella ‘Zero’ è stata creata nel 1981 e le prime vicende sono emerse grazie alle dichiarazioni di Pietro Ioa che presiede un’associazione che lotta per i diritti dei detenuti.

La denuncia dei detenuti nel carcere di Poggioreale

L’inchiesta è condotta dai procuratori aggiunti Valentina Rametta e Giuseppina Loreto, coordinati dal Pm Alfonso D’Avino. Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone ha dichiarato “I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Napoli vanno dal sequestro di persona, all’abuso di autorità, maltrattamenti, lesioni, violenza privata“. I primi risultati e le successive ispezioni delle autorità (anche europee) hanno portato al cambio della direzione del carcere di Poggioreale. Al posto della Direttrice Teresa Abete è subentrato il Direttore Antonio Fullone che ha provveduto alla sostituzione di alcune guardie penitenziarie ed ha ristabilito un clima “più umano”. Adriana Tocco, la Garante dei detenuti della Campania, ha supportato i detenuti che hanno denunciato le sevizie della Cella ‘Zero’ e che sono in molti casi rimasti vittima di danni permanenti, fisici e psicologici.

Oltre alle associazioni dedicate anche il Partito Radicale ha sempre lottato e denunciato il sovraffollamento carcerario e le condizioni “disumane e degradanti” dei detenuti. Tutto questo getta fango sull’intera comunità penitenziaria, agenti compresi, anche loro vittime di un sistema carcerario incivile. Inoltre, accade in un paese in cui la costituzione afferma, con l’articolo 27, che la pena deve servire a rieducare il condannato consentendogli il ritorno in società. Un paese il cui ordinamento giudiziario non prevede ancora il reato di tortura, il cui disegno di legge è fermo al Senato. Non solo ma le elezioni anticipate rischierebbero di annullare anche l’approvazione che c’è stata alla Camera nelle ultime settimane.