La superstizione, per alcuni studenti universitari, è parte integrante del sistema di studio. Per tutti gli altri no. Ma solo nelle dichiarazioni ufficiali. Perché nel segreto della propria stanzetta, anche i più scettici, i più strenui sostenitori della logica contro l’illogicità della superstizione, prima di un esame perpetuano i propri piccoli ritarelli di buon augurio. A Napoli è più facile. Anziché fare qualcosa, basta non farla. Bisogna evitare assolutamente di far visita al Cristo Velato, nella cappella del Principe di Sansevero.
Perché, cosa accadrebbe altrimenti? La pena che si patisce a voler sfidare la sorte è l’addio alla laurea. Chi fa visita al Cristo Velato prima di un esame, a prescindere dall’esito di quell’esame, non si laurea più. Vero? Falso? C’è bisogno davvero di saperlo? Vista l’importanza della posta in palio, e visto il bassissimo tasso d’impegno profuso nel rispettare la tradizione (evitare la Cappella Sansevero non sarà mica così impegnativo?), chi si prende la responsabilità di mettere a rischio la carriera per l’impellenza di vedere il Cristo Velato dal vivo?
Nessuno. Anche perchè a Napoli, a sentir nominare Raimondo di Sangro, il Principe di Sansevero, Il Principe, sale un brivido lungo la schiena, tante sono gli aneddoti che lo vedono protagonista, le storie che ne fanno un personaggio al limite tra le vita reale e il mondo dell’oscurità, i racconti macabri che ne hanno tratteggiato la leggenda.
In particolare, l’usanza di non visitare mai il Cristo Velato da parte degli studenti universitari, sarebbe un allargamento di utenza scaramantica, che partiva dal mondo della medicina e si estendeva al mondo dell’università tutta. Agli studenti di medicina veniva caldamente sconsigliato di recarsi nella Cappella Sansevero perchè la vista del Cristo Velato e delle “Macchine Anatomiche” del Principe, avrebbero potuto ingenerare dubbi e confusioni riguardo le proprie conoscenze scientifiche.
Il mondo di Raimondo di Sangro, che così lampante traspare nell’orrore di quei due corpi privi del proprio involucro epidermico, ed esposti nell’evidenza di vene e arterie metallizzate con chissà quale intruglio rimasto finora segreto, e le pieghe del sudario di Cristo, tanto verosimilmente realizzate da sembrare irreali, mettevano seriamente in discussione la visione ordinaria della realtà, così come la scienza e la logica l’avevano sempre spiegata.
Figurarsi le conoscenze appena acquisite per un ordinario, logico, e prosaico esame universitario. Dalla Facoltà di Medicina la leggenda s’è estesa all’intera Università Federico II, per poi contagiare la città di Napoli in una escalation che nei secoli ha bloccato i passi di generazioni e generazioni di studenti, sull’atto di oltrepassare la fatidica soglia di Cappella Sansevero.
Il Cristo Velato è bene ammirarlo dopo aver conseguito la Laurea, e giacché tanta astinenza da meta artistica trova nel post-lauream il logico libero sfogo in una visita alla mirabile opera di Giuseppe Sanmartino, un’altra tradizione ha preso corpo nel mondo universitario. Ogni 3 ottobre, per celebrare degnamente il Dio della Medicina, Esculapio, bisognava recarsi nella Cappella del Principe con in tasca la prima pagina del capitolo di anatomia: Il Sistema Cardiocircolatorio. Carriera assicurata.
Se non siete uno studente universitario napoletano, ed in questo momento riflettete con preoccupazione sul livello della classe medica proveniente dalle Università della città di Napoli, forse trascurate il carisma che un personaggio come il Principe di Sansevero ha sempre esercitato sul popolo partenopeo. Le voci sul suo conto sono supposizioni, storia, testimonianze, documenti.
C’è chi cita la storia secondo cui il Principe accecò il Sanmartini, autore del Cristo Velato, per fare in modo che non potesse mai più riprodurre per nessun altro un capolavoro simile. C’è chi ritiene che il velo del Cristo Velato fosse frutto di un processo alchemico di marmorizzazione progressiva di un tessuto vero, posato sulla statua del Cristo (ma i documenti smentiscono, e certificano invece che corpo e velo della scultura provenivano da un blocco di marmo unico).
Le due Macchine Anatomiche sono i corpi di due schiavi del Principe di Sansevero, uno maschio, uno femmina (incinta), a cui fu iniettata una sostanza segreta metallizzante nel sangue. Alcune fonti riferiscono che il macabro esperimento fosse stato condotto mentre gli schiavi erano ancora in vita, e che quindi i due malcapitati fossero stati barbaramente uccisi in nome della scienza alchemica.
C’era tra le cronache dell’epoca chi riferiva che la sua carrozza potesse viaggiare sulle acque, e mantenere le ruote perfettamente asciutte. E chi, come Benedetto Croce, riferisce che il Principe, prima di morire, dispose che il suo corpo fosse fatto in brandelli, rinchiuso in una cassa con materiali speciali all’interno, da aprire in data precisa. I parenti non vollero aspettare, e una volta aperta la cassa, il corpo ricomposto del Principe si sollevò urlando, e ricadde in brandelli un attimo dopo.
Un personaggio del genere val bene una scaramanzia. Una statua così misteriosa, anche. D’altra parte in città notoriamente molto meno scaramantiche di Napoli si registrano analoghe amenità: in certe università bisogna evitare di calpestare elementi decorativi dei pavimenti, in certe altre bisogna entrare dagli accessi laterali, mai da quello frontale, in altre ancora basta evitare il contatto con determinate opere scultoree. Sempre meglio che dormire con un polipo sul comodino, come fanno gli studenti giapponesi.
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