Emergono nuovi particolari sul rapporto tra l’ex calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi e il boss, oggi pentito, Antonio Lo Russo, presente in più di un’occasione a bordo campo durante le gare degli azzurri al San Paolo.
Nel corso dell’audizione in commissione Antimafia, il magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Enrica Parascandolo, ha precisato che la Società Sportiva Calcio Napoli non ha alcun rapporto con la criminalità organizzata. Rapporti che invece erano tenuti in piedi da alcuni giocatori, tra i quali il Pocho Lavezzi, oggi in Cina.
STRISCIONI PRO POCHO – “Lavezzi – spiega nella sua audizione Parascandolo – chiede a Lo Russo di far esporre uno striscione nelle curve per chiedere la permanenza a Napoli. Antonio Lo Russo racconta come Lavezzi avesse interesse che la tifoseria esponesse uno striscione e si rivolse al lui per ottenere l’esposizione in entrambe le curve. In cambio – continua il pm – ottenne che il Pocho non sarebbe mai andato a giocare in squadre italiane come Juve o Inter, cosa che poi è realmente accaduta”.
“AMICI DI PLAY STATION” – Sui rapporti tra Lavezzi e Lo Russo viene ricordato da Parascandolo come i due si conoscessero già dal 2009-2010 grazie a un amico ristoratore. Rapporti confermati dallo stesso Pocho che nel corso di un altro processo, dove è stato ascoltato come testimone, dichiarò di aver ospitato il boss nella sua villa di Posillipo dove giocavano spesso alla play station. Secondo gli atti il calciatore argentino aveva un telefono “dedicato”, intestato ad altri soggetti, con cui comunicava con Lo Russo infatti quando quest’ultimo sfuggì al blitz del 2010 contattò l’ex asso del Napoli per avvisarlo che, avendo il suo numero in rubrica, probabilmente sarebbe stato coinvolto nella vicenda.
LE GARE A BORDO CAMPO DI LO RUSSO – Il pm Parascandolo precisa poi quanto segue: “Vorrei chiarire un equivoco che vedo ricorrente, sento parlare di un latitante a bordo campo, non è così. La partita Napoli-Parma del 10 aprile 2010, in cui Antonio Lo Russo si trovava a bordo campo, è avvenuta prima che iniziasse la sua latitanza, che comincerà il successivo 5 maggio del 2010. Non tutti sanno – continua – che la presenza a bordo campo era tutt’altro che occasionale. Sono già dati acquisiti all’epoca, grazie alla collaborazione di diverse forze di polizia, in particolare la Dia di Napoli”. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori Lo Russo era a bordo campo in occasione di “Napoli-Roma, Napoli-Fiorentina, Napoli-Catania, poi Napoli-Parma del 10 aprile e poi Napoli Cagliari, disputata dieci giorni prima della latitanza di Antonio Lo Russo. Ci siamo interessati a capire il come ed abbiamo riscontrato massima disponibilità della società Napoli Calcio”.
IL BOSS GIARDINIERE – Lo Russo era a bordo campo come giardiniere. “Abbiamo verificato – spiega Parascandolo – anche le altre posizioni, quanto a Lo Russo siamo risaliti alla ditta che lo aveva accreditato a bordo del campo. sulla ditta sono state eseguite una serie di attività della Dia di Napoli. Lo Russo non era dipendente realmente della ditta ma il proprietario ha riferito di aver fatto un favore ad un suo cliente per far avere questo pass”.
“ANDARE IN CURVA NON E’ PERICOLOSO” – Davanti alla Commissione Antimafia, che nelle scorse settimane ha “ospitato” gli avvocati della Juventus, al centro di presunti legami con la ‘ndrangheta nella gestione dei biglietti delle curve, la pm Parascandolo ha poi sottolineato come esista la presenza dei clan in curva precisando però che questo “non significa avere controllo della stessa. Andare in curva allo stadio non è pericoloso”.