Ha messo a disposizione l’appartamento per la latitanza del giovane boss, pensando a tutti i dettagli: televisore a schermo piatto da 55 pollici, comfort vari e una porta blindata a protezione del covo.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di Giuseppe D’Angelo, 25enne di Sant’Antimo (Napoli) ritenuto responsabile di favoreggiamento personale con l’aggravante delle finalità mafiose.
D’Angelo avrebbe favorito la latitanza del boss 24enne Umberto Accurso, ritenuto il reggente del clan camorristico “Vanella-Grassi” attivo tra Secondigliano, Scampia e San Pietro a Patierno, procurandogli l’appartamento al secondo piano di una palazzina di Qualiano (Napoli) in cui il boss fu localizzato e catturato dai Carabinieri l’11 maggio del 2016, poche settimane dopo l’attentato intimidatorio contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. In quella occasione Accurso scese in strada, insieme ad alcuni suoi sodali, a bordo di più scooter, e vennero esplosi oltre 25 colpi di kalashnikov. Alla base dell’azione dimostrativa la scelta del Tribunale dei Minori di Napoli di sottrarre alla moglie del latitante l’affidamento dei due figli.
Inserito tra i 100 latitanti più pericolosi d’Italia e ricercato dal 2014 per quattro ordinanze di custodia cautelare (associazione di stampo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio in concorso, omicidio volontario, sequestro di persona e occultamento di cadavere, porto abusivo d’arma da fuoco), Accurso è stato scovato dai carabinieri dopo un’intensa attività investigativa. Deve scontare, per il momento, una condanna, in primo grado, a 20 anni di reclusione.