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Il palazzo ‘scomparso’ dei Gaetani conti dei Fondi

Piazza Bellini ha alle sue spalle una serie di splendidi palazzi che nel 1400 fecero la storia architettonica di quel luogo, fondendo tratti aragonesi col tardo gotico. A cominciare quel processo che trasformò le case presenti in un palazzo storico di napoli furono i Gaetani di Fondi, una famiglia che a Napoli s’è fatta largo in pochissimo tempo, dimostrando agli aragonesi uno spiccato senso della fedeltà alla corona.

Aggregare case preesistenti per farne palazzi di maggior prestigio era una consuetudine tipica quattrocentesca, specie a Napoli. In particolare i Gaetani edificarono il proprio palazzo nei pressi di quella che un tempo era la cinta muraria della città. A breve distanza sorgeva infatti una delle Porte più famose di Napoli, Porta Donnorso, che garantiva l’accesso al Decumano Maggiore. Ma chi erano i Gaetani?

LA FAMIGLIA GAETANI

Un illustre antenato fu Benedetto Gaetani. Vissuto nel tredicesimo secolo, fu meglio conosciuto col suo nome di Papa: Bonifacio VIII. Esattamente quel Bonifacio che costrinse in catene il precedente Papa Celestino V, e che scomunicò Filippo il Bello, re di Francia. Quest’ultimo non accolse la scomunica con filosofia. Inviò il suo esercito, ed il Papa fu schiaffeggiato pubblicamente, in quello che è passato alla storia come “L’oltraggio di Anagni”.

Il capostipite dei Gaetani a Napoli fu invece Giordano Loffredo Gaetani, duca di Laurenzana. Il nome di Fondi venne annesso alla casata quando il duca sposò nel 1297 Giovanna dell’Aquila, contessa di Fondi, garantendosi un ulteriore titolo nobiliare e nuove ricchissime proprietà. Si procedette in quell’occasione, oltre alla integrazione dei nomi, all’unione delle insegne in un’unico simbolo.

Chi però si fece largo con le proprie forze fu anche colui il quale portò i Gaetani a divenire una delle famiglie più potenti e rispettate di Napoli: Onorato II. Nato nel 1421 e morto nel 1479, consacrò il suo cinquantennio vitale alla causa degli Aragona sovrani. Si distinse per aver riportato l’ordine in occasione della rivolta dei baroni nel 1465. La Casa Reale volle ricompensarlo col fregio di poter annettere al proprio cognome la dicitura “d’Aragona”.

Non di sola gloria vive l’uomo. Pertanto gli Aragona, oltre alla concessione di una serie di riconoscimenti, e dei ruoli di protonotario e logoteta, si suppone (non ci sono fonti certe a tal proposito) gli donarono quella che sarebbe diventata la residenza storica dei Gaetani: il Palazzo dei Gaetani conti dei Fondi, a ridosso delle mura greche.

Il post Onorato fu caratterizzato da una forte sinergia di famiglie (i Gaetani, i Di Capua, e i Pandone), cementate attraverso matrimoni trasversali, che finì per riversarsi sulla situazione architettonica di tutta la zona che fa da cornice all’attuale Piazza Bellini. Il Palazzo dei Gaetani non rimase un unicum nella zona. Ve ne sorsero degli altri, che presto sarebbero diventati altrettanto prestigiosi.

Onorato aveva sposato donna Francesca di Capua, e da lei ebbe due figli maschi, e cinque femmine. I figli maschi, Baldassarre e Pietro Bernardino, sarebbero diventati rispettivamente Conte di Traetto e conte di Morcone. Tra le figlie femmine, Lucrezia avrebbe sposato Scipione Pandone. Il riferimento alla moglie di Onorato (una di Capua), al figlio Baldassarre (conte di Traetto), e al marito di Lucrezia (un Pandone), non è casuale, perchè su quest’asse si sviluppa l’edilizia di tutta la zona in esame.

IL VALZER DELLE PROPRIETÀ

Di proprietà dei Gaetani erano anche alcune case vicine al palazzo, dette “Case Traetto”, dal titolo che i Gaetani si procurarono nel 1498. Nessuno poteva ancora immaginarlo, ma quelle case sarebbero diventate, col tempo, parte del celebre Palazzo Conca. Confinanti con le Case Traetto, separate da un vicolo, erano le Case Campanile, che Scipione Pandone acquistò nel 1488.

Nel 1530 queste proprietà finirono nelle mani del Marchese Alarcòn. Il progetto del Marchese era ambizioso: voleva farne un grande palazzo, annettendovi ulteriori edifici della zona, tra i quali le Case Traetto dei Gaetani. Ma a causa di un contenzioso (perso) con i Padri di San Pietro a Majella, Alarcòn dovette cedere la sua proprietà. Indovinate chi la acquisto? Tornano prepotentemente sulla scena i Di Capua, la famiglia della moglie del compianto Onorato Gaetani.

Siamo nel 1570, e Giulio Cesare di Capua, principe di Conca (e da qui deriverà il nome con cui il Palazzo in Piazza Bellini è passato alla storia), compra il Palazzo del Marchese d’Alarcòn e comincia a ristrutturarlo senza badare a spese. Quelle che erano le Case Traetta e le Case Campanile vengono nobilitate dalle mani dei migliori artisti dell’epoca, tra pittori, scultori, ed architetti.

Nel 1591, con la morte di Giulio Cesare di Capua, gli subentra il figlio Matteo. Il nuovo Principe di Conca, reso ancora più ricco di suo padre da un matrimonio particolarmente redditizio, utilizza il palazzo come centro di raccolta per intellettuali ed artisti di ogni tipo, inaugurando una intensa stagione di mecenatismo. Beneficeranno della sua generosità personalità del calibro di Torquato Tasso e Giovan Battista Marino. Quadri e statue di valore assoluto invadono Palazzo Conca in un vortice inarrestabile di arte.

Dopo un cinquantennio di malagestione da parte dei due successivi Di Capua, a porre fine alla girandola infinita di proprietà, ci pensarono le monache di Sant’Antonio da Padova. Nel 1550 acquistarono il vecchio Palazzo Gaetani, e nel 1637 acquistarono Palazzo Conca. Nel giro di meno di cent’anni, quest’ordine riuscì ad accaparrarsi l’intera zona, chiudendo i rimanenti vicoli che separavano le proprietà, e annettendo Vico San Pietro a Majella.

Certo, non si può dire che l’acquisto fu particolarmente fortunato, visto che all’incirca dopo il classico cinquantennio, nel 1694 un terremoto rase al suolo molta parte del monastero, risparmiando soprattutto la zona della facciata. Dal 2009 principi, marchesi, conti, duchi, duchesse, regine e regnanti, hanno forse appreso con disappunto, da lassù, che tutto il loro affaccendarsi in giochi di arte e potere, oggi è un silenzioso luogo di studio, e ospita la biblioteca dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.