Le attività criminali del clan Mazzarella coinvolgono, oltre al centro di Napoli, anche l’area orientale della città. Infatti il sodalizio erede dei Zaza è dominante nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, zona che confina con Barra e Ponticelli, come si evince dalla mappa della camorra di VocediNapoli.it. Nell’area i Mazzarella sono protagonisti di una faida che li vede contrapposti al sodalizio dei Rinaldi–Formicola. Invece a Barra è a partire dalla fine degli anni ’80 che ad avere il controllo del territorio è il cartello formato dagli Aprea–Cuccaro.
SAN GIOVANNI, LA GUERRA TRA MAZZARELLA E RINALDI FORMICOLA – Sin dagli anni ’90, una spina nel fianco dei Mazzarella è stata la scissione e l’ascesa del sodalizio dei Rinaldi: quest’ultima è un’organizzazione che oggi forma un unico cartello con i Reale-Formicola (altri due antichi clan dell’area orientale di Napoli, egemoni nello specifico, nel Rione Villa a San Giovanni a Teduccio e precedentemente anche loro alleati dei Mazzarella).
La guerra tra i Mazzarella e i Rinaldi si basa su chi, tra le due organizzazioni, deve controllare le attività illecite principali: spaccio di droga, estorsioni, usura, contraffazione, prostituzione e gioco d’azzardo. Gli episodi più significativi e cruenti hanno inizio nel 1989 con l’uccisione, da parte dei Mazzarella, del boss Antonio Rinaldi detto ‘o Giallo. Nel 1995 il fratello di quest’ultimo, Ciro, si vendicò freddando Salvatore Mazzarella. Da questo episodio, però, scaturì la vendetta del fratello di Salvatore, Vincenzo ‘o Pazzo (deceduto in carcere il 5 novembre 2018), che volle e ottenne l’omicidio di Vincenzo Rinaldi, avvenuto nel 1996. Su questo omicidio ha fatto luce la confessione del collaboratore di giustizia Giuseppe Misso Junior detto ‘o Chiatto che raccontò anche dell’uccisione di Gaetano Formicola del 1993 ad opera dei Mazzarella con i Misso.
Negli ultimi mesi, invece, ci sono continue sparatorie e agguati. Di particolare rilievo è il raid avvenuto lo scorso ottobre, in cui è stato ferito gravemente Giuseppe Vatiero detto Peppe ‘a Basetta, affiliato ai Mazzarella recentemente scarcerato. La risposta di questi ultimi non si è fatta attendere e così a dicembre del 2016, è stato ferito a una gamba da un colpo d’arma da fuoco Ettore Carbone, uomo vicino ai Rinaldi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a partire dai fatti di cronaca più recenti, sembrerebbe che i Rinaldi avessero stretto un’alleanza con i Sibillo per indebolire i rivali Mazzarella anche nel centro storico di Napoli e tentare di allargare il proprio dominio oltre San Giovanni e il Mercato.
La giustizia italiana ha colpito anche il clan dei Rinaldi–Formicola. Oltre al super boss Ciro Formicola detenuto dal 1998, è stato arrestato il nipote Bernardo nel 2009, stanato nell’Avellinese dopo un lungo periodo di latitanza. L’operazione scattò in seguito ad un maxi blitz che vide l’attuazione di 11 misure di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’organizzazione criminale. Recentemente, a marzo 2016, è stato arrestato (e poi scarcerato) Gaetano Formicola, figlio del boss Antonio, coinvolto insieme a un’altra persona, nell’omicidio del giovane Vincenzo Amendola avvenuto solo un mese prima. La vittima venne uccisa a colpi d’arma da fuoco e seppellita in un terreno agricolo nella zona di Taverna del Ferro, il Bronx di San Giovanni. Alla base dell’omicidio – le indagini sono ancora in corso – sembrerebbe ci siano motivi di natura sentimentale: il giovane, infatti, si sarebbe vantato di una relazione con la moglie del boss Antonio Formicola, padre di Gaetano. Per l’omicidio quest’ultimo è stato condannato all’ergastolo il 18 luglio del 2018. Il 13 gennaio 2017, un blitz dei carabinieri alle Case Nuove ha permesso l’arresto di Giuseppe Rinaldi e della madre Anna Campanile, rispettivamente figlio e moglie del boss Salvatore, ammazzato in un agguato di camorra nel 1995. Invece, per Giovanni Rinaldi e Salvatore Ostretrico (rispettivamente cugino e genero del boss Ciro Rinaldi, detto ‘Mauè) è stato fatale un tentativo di rapina presso un tabacchi a Poggioreale, commesso il 31 maggio 2017: l’intervento della polizia ha impedito il furto e permesso il loro arresto.
Intanto, secondo gli inquirenti, ci sono grandi novità che hanno origine nel quartiere Mercato e che potrebbero avere delle ripercussioni anche a San Giovanni. Infatti Ciro Mazzarella, arrestato nel 2009 a Santo Domingo dopo un periodo di latitanza, è tornato in regime di semilibertà nel suo “fortino” le Case Nuove, dopo essere stato scarcerato durante le ultime feste natalizie. Proprio quest’ultima vicenda, secondo la DIA (Direzione Investigativa Antimafia), sarebbe la causa delle tensioni che ci sono state nella zona durante le ultime settimane. Ciro Mazzarella è tornato e vorrebbe riprendere il controllo totale del territorio mettendo fine alla sanguinosa e storica faida contro il clan Rinaldi.
Tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018 sono aumentate le tensioni nel quartiere. La lotta silente tra i Mazzarella e i Rinaldi è diventata esplosiva. Tra stese e bombe carta sotto la casa di noti esponenti dei due sodalizi, l’allerta criminalità in questa zona ha allarmato le forze dell’ordine pronte a scongiurare un’escalation camorristica. Ma il 22 gennaio del 2018, un agguato ai danni di Annamaria Palmieri alias “Nino D’Angelo“ per via del suo caschetto biondo, ha cambiato le carte in tavola. La morte della donna legata al clan Formicola ha rappresentato uno spartiacque per gli equilibri tra le organizzazioni che si contendono il controllo del territorio. Quest’omicidio è stato il primo dell’anno e potrebbe segnare l’inizio di una nuova e sanguinosa faida. Secondo quanto appreso da VocediNapoli.it, quest’assassinio potrebbe essere stato causato da una grave frattura in seno alla famiglia Formicola. Quest’ultima non sarebbe più in buoni rapporti con il sodalizio dei Silenzio (Assunta Formicola, figlia del boss Ciro, è sposata con Francesco “Franco” Silenzio). Uno scenario che vedrebbe conteso il territorio tra 6 organizzazioni divise in due blocchi: da una parte i Mazzarella–Silenzio–Gennarella, dall’altra l’asse tra i Reale–Rinaldi–Formicola. Intanto, il 18 luglio 2018è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Vincenzo Amendola, il figlio del boss Antonio Formicola, Gaetano.
Intanto le tensioni del quartiere sono in forte aumento. Diverse le stese e i raid intimidatori avvenuti dall’aprile del 2018 tra i due fronti criminali contrapposti. Gli equilibri camorristici sono diventati ancora più deboli e a rischio esplosione dopo la scarcerazione del boss Ciro Rinaldi alias “My way“ avvenuta il 12 aprile. Il capo clan era stato arrestato perché accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Raffaele Cepparulo detto “Ultimo” affiliato del sodalizio Genidoni–Esposito–Spina della Sanità.
Secondo gli inquirenti Cepparulo, rifugiatosi da alcuni parenti a Ponticelli, stava pianificando un agguato ai danni del clan Minichini–Schisa nemico dei Di Micco alleati con il sodalizio dei Mazzarella. A questo punto sarebbero entrati in gioco i De Luca Bossa, imparentati ai Minichini–Schisa e per gioco di forza legati anche ai Rinaldi, acerrimi nemici dei Mazzarella. Il cartello dell’area Est del capoluogo campano avrebbe agito proprio per evitare l’omicidio di un loro affiliato, assassinandone il probabile killer.
Ma un duro colpo clan Mazzarella è stato inferto lo scorso mese di febbraio. Infatti, grazie a un blitz messo in atto dalle forze dell’ordine, sono stati arrestati 9 affiliati al sodalizio tra cui il boss Francesco Mazzarella detto ‘o Parante. A questa operazione ne è seguita un altra nel mese di luglio, contro gli eredi di Zaza, è scattato un altro blitz delle forze dell’ordine che ha portato all’arresto di 17 persone.
Tuttavia, le tensioni nell’area Est non sono certo diminuite. Anzi, il 30 ottobre 2018 c’è scappato anche il morto. A cadere sotto una pioggia di proiettili è stato il 37enne Salvatore Soropago pregiudicato e legato al clan Mazzarella. La vittima è stata uccisa vicino la chiesa di San Giovanni Battista. Il giorno dopo, su ordine dell’autorità giudiziaria, gli agenti della sezione catturandi della squadra mobile di Napoli hanno scovato e arrestato Salvatore Fido, 53enne reggente del gruppo criminale guidato dagli eredi di Zaza. Era proprio lui che nonostante la latitanza durata 8 mesi, avrebbe guidato la guerriglia contro i nemici dei Reale – Formicola.
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BARRA, IL FORTINO DEGLI APREA-CUCCARO – Il quartiere Barra è una punta del triangolo infuocato composto dai quartieri San Giovanni e Ponticelli. Una ragnatela territoriale esplosiva, in cui un clan ha il predominio delle attività illecite basate sullo spaccio di stupefacenti e le estorsioni: stiamo parlando del sodalizio degli Aprea–Cuccaro. L’organizzazione, per imporre il suo controllo sulla zona, ha stretto fin dagli anni ’90 un accordo con l’Alleanza di Secondigliano. L’obiettivo era quello di resistere alla pressione esercitata dal clan Mazzarella da un lato e dal clan Sarno dall’altro. Proprio per questo, secondo gli inquirenti, gli Aprea avrebbero armato i killer dei De Luca Bossa contro i Sarno mentre fungevano da braccio armato nell’area orientale di Napoli per i Contini, i Licciardi e i Mallardo.
Le vicende degli Aprea-Cuccaro si intrecciano anche con quelle dei Rinaldi–Formicola. Infatti, una delle faide più sanguinose dell’area orientale della città, è stata proprio quella tra questi due sodalizi. La guerra ebbe uno dei suoi momenti più feroci nel 1993, quando ad uccidere Gaetano Formicola furono i killer degli Aprea-Cuccaro, Andrea Andolfi e Ciro Aprea (il primo sparò e il secondo guidava la motocicletta che fu utilizzata per l’agguato), armati dai Mazzarella e dai Misso.
A reggere l’organizzazione ci sarebbero i familiari dei tre fratelli Aprea, Giovanni, Vincenzo e Ciro tutti detenuti. Giovanni fin dagli anni ’90 è stato uno dei boss più potenti e spietati della città. La sua carriera criminale andò in fumo nel 1990 grazie ad un blitz della sezione anti racket della squadra mobile di Napoli. A prendere il comando dell’organizzazione è stato Vincenzo, tutt’ora detenuto ma che secondo gli inquirenti avrebbe ancora una certa influenza sulle attività criminali del sodalizio. Così dopo l’arresto anche di Ciro Aprea e di Vincenzo Acanfora (reggente del clan fermato nel 2009 dopo due anni di latitanza), le redini del sodalizio sono passate in mano alle tre sorelle Lena, Patrizia e Giuseppina Aprea, arrestate insieme ad altre 16 persone nel 2010.
I boss storici del clan Cuccaro, invece, sono 5 fratelli: Raffaele, Michele, Angelo, Salvatore e Luigi. Il primo fu arrestato nel 1993 dopo un breve periodo di latitanza; il secondo è stato fermato ad ottobre del 2015 dopo due anni di latitanza e l’inserimento nell’elenco dei criminali ricercati più pericolosi. Al momento dell’operazione delle forze dell’ordine, il boss era nascosto in un casolare a Latina. Il terzo, Angelo (detto Angiulill ‘o Fratone), arrestato nel 2014, è famoso per essere stato immortalato in un video che lo vede a bordo di una Rolls Royce durante la famosa manifestazione dei “Gigli”. Salvatore è stato ucciso nel 1996 dai Formicola (secondo le ricostruzioni degli inquirenti il mandante dell’agguato fu il ras Bernardo). Luigi è stato l’ultimo arrestato dei cinque fratelli. Il blitz delle forze dell’ordine è scattato a giugno del 2015 mentre il boss era nascosto in un’abitazione del suo quartiere. L’8 aprile del 2017 è stato arrestato Angelo Cuccaro cugino dell’omonimo boss per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il criminale era scampato ad un agguato del 2014 probabilmente organizzato da un clan rivale. Invece, il 4 luglio 2017 è arrivata un’altra batosta per la famiglia Cuccaro. Infatti, Angiulill ‘o Fratone è stato condannato a 10 anni di carcere per aver praticato l’attività illecita del racket sulla celebre manifestazione dei Gigli a Barra.
IL VIDEO PUBBLICATO DA “L’ESPRESSO” DEL BOSS ANGELO CUCCARO DURANTE LA FESTA DEI GIGLI:
Attualmente il sodalizio Aprea–Cuccaro sembra in enorme difficoltà, sia nel resistere alle guerre combattute dai Mazzarella con i Reale-Formicola che a causa dei numerosi arresti subiti. Come se non bastasse il rapporto tra i due clan si sarebbe indebolito come spesso è accaduto anche in passato. Il caos che caratterizzerebbe Barra potrebbe tra non molto causare un lago di sangue come quello che si è verificato a Ponticelli.
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